Il Natale a tavola resta forse l’unica festa ad aver conservato intatto tutto il suo fascino e richiamo gastronomico. Il lunghissimo elenco di dolci e di piatti che arrivano direttamente da un’antica e radicata tradizione resistono in tutta la regione alle mode che riescono a condizionare altri periodi dell’anno. Come dire che senza insalata di rinforzo, baccalà, carciofi, brodo di gallina, capitone, vongole, minestra maritata, struffoli, roccocò, noci, susamielli e via elencando non può esserci Natale a tavola in Campania. Anche se il Natale, nella nostra regione, nasce povero. Il grande patrimonio gastronomico che passa per tantissime pietanze popolari è infatti figlio dei prodotti semplici di una terra che da sempre ha saputo fare della fantasia uno degli ingredienti essenziali della propria cucina. Broccoli, cavoli e scarole sono umili verdure invernali che da prodotti poveri sono diventati elementi di sontuosi piatti del 24 e del 25 dicembre. Basti pensare alla principesca “Pizza di scarole” che accompagna da sempre la vigilia del Natale nelle nostre zone. O alla famosissima insalata di rinforzo che ha per protagonista il cavolo. Così il baccalà o il capitone che in questi giorni vivono il loro trionfo a tavola nelle mille sfumature che vanno dall’insalata al fritto, dalla marinatura al sugo. Anche i dolci che partono dall’impasto di nient’altro che acqua e farina diventano i rinomati roccocò o i gustosi struffoli. Ma ai tempi della “società liquida” e di un grande stravolgimento di costumi, anche tutta questa bella tradizione natalizia viene coinvolta. Non nella sostanza e nemmeno nel gusto, Ma semplicemente perché per molti italiani è cambiata l’dea delle feste che vogliono vivere a tutto tondo, senza cucinare a casa e senza la fatica di riassettare. Per cui da alcuni anni il tabù del Natale fuori casa è stato infranto e sempre più persone lo passano ai tavoli dei ristoranti che sempre più numerosi restano aperti.