Caserta. Entusiasmo e partecipazione all’evento della rassegna “Riflessioni fuori dal calice #traccia4” con il teologo Ferrario

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Grande entusiasmo e partecipazione all’evento di riapertura della rassegna “Riflessioni fuori dal calice #traccia4” con Fulvio Ferrario, illuminato Professore Ordinario di Teologia Sistematica della Facoltà Valdese di Teologia di Roma, intervenuto nel coordinamento del seminario sulla tradizione religiosa ebraico-cristiana su vino e teologia. L’evento, ideato e coordinato da Ais Caserta e dall’architetto e sommelier Antonia Golino, si è tenuto presso l’Enoteca La Botte, punto di incontro per operatori di settore e winelovers, impegnati nella diffusione della cultura del vino. L’intervento si è aperto sulla riflessione storico – religiosa nel seminario “L’ambiguità dell’ebrezza. Dio, la Bibbia, il vino” condotto da Fulvio  Ferrario,  professore e stimato teologo italiano evangelico. L’attenzione del pubblico è stata catturata dal simposio incentrato sul significato comunitario del vino nelle aree della cultura religiosa e in tutte le civiltà del mondo in una dimensione storico – antropologica. Nel mondo greco, l’ebrezza, la perdita di coscienza e l’estasi sessuale sono vissute come mezzo di contatto con la divinità differentemente dalla sfera biblica dove non sono considerati sacri in quanto toccano la vita in maniera così profonda da poter deviare e possedere.  A tal proposito, il professore Ferrario ha sottolineato: “Ho cercato di spiegare il funzionamento del vino, nella tradizione ebraica e cristiana dopo. Mi sono soffermato su cosa fosse il vino nell’antichità ebraica e in quella cristiana e, alcuni elementi simbolici di questa dimensione molto forte perché naturalmente laica, tocca le profondità dell’essere umano perché tocca il sistema nervoso, fondamentalmente e quindi ha un significato antropologico fortissimo”. Il calendario di incontri è stato creato per rimarcare il ruolo del vino nel patrimonio immateriale umano e allargare la visione del legame tra vite e uomini. Gli appuntamenti sono stati ideati per offrire momenti di riflessione collettiva e accendere un dibattito sul ruolo del vino e sul suo significato dal punto di vista antropologico, tanto nella storia antica quanto in quella moderna. Nel programma firmato Ais Caserta, ritorna ridondante il pay off “Il vino sarà sempre protagonista, ma fuori dal bicchiere, almeno per un’ora”, con l’intenzione di promuovere il sommelier come professionista, ambasciatore e divulgatore consapevole di una cultura da sempre presente della storia dell’uomo. Il progetto, difatti, guarda al mondo degli uomini e a quello del vino, andando a intercettare le attitudini dei winelovers, ricercando stimoli per la sensibilità intellettuale e accendere la curiosità, mettendo in perfetto equilibrio valori estetici, emozionali e comunitari.L’evento si è concluso con la degustazione guidata da Marco Ricciardi, relatore AIS con un focus territoriale su un vino greco Santorini Assyrtiko, Estate Argyros 2022 e su un vino israeliano Yarden Merlot, Golan Heights Winery 2019, per completare quello che si prospetta essere un viaggio nel tempo e nel mondo. Sull’aspetto pratico, ha dichiarato: – “Abbiamo scelto di portare in degustazione due realtà che meglio potessero centrare la tematica partendo dal calice. L’azienda Argyros sorge nel villaggio di Episkopi Gonias Thiras, nel centro dell’isola greca. E’ una delle più antiche e rinomate di Santorini, fondata nel 1903. Il vino ha severità olfattiva, nonostante la semplicità. Il naso vira infatti verso precursori del vino stesso: è erbaceo, resinoso con ricordi di erbette aromatiche.  Invece, il merlot Yarden è un vino Kosher (preparato secondo gli insegnamenti della Torah) prodotto in Galilea. Alcuni vigneti sorgono al limitare del deserto e proprio per le condizioni climatiche, risultano particolarmente aromatici. Rubino pieno e compatto, al palato si rivela succoso, fruttato, materico, e avvolgente”.