In tavola tradizione e nobiltà, nel nuovo format che unisce arte, cibo e vino
Vicino agli scavi di Pompei, in via Plinio, “Cenere”, ha accolto in cucina lo chef giramondo Pierpaolo Giorgio. Sulla tavola del “ristorante museo” diretto da Valerio Coppola tradizione e nobiltà sono servite: “ziti Cenere”, con cenere di cipolla bianca di Pompei e pecorino di Bagnoli, “risotto di Menandro” con cacio e pepe, verza e nduja di Spilonga, e un ritorno al passato con i “tubettoni con vongole e lenticchie”, cavallo di battaglia dello chef classe 1983. «Mi sono dedicato con cura estrema, ai dettagli dei soli venticinque coperti della sala interna e dei dodici in dehors – spiega Giorgio – in quello che è sempre stato il posto in cui sin da ragazzo desideravo approdare, Pompei, a due passi dalla casa dei miei genitori». Cenere vanta un format ricco di suggestioni, che unisce arte, cibo e vino. Nelle teche sono in mostra anfore in pop art, alle pareti lastre di marmo con iscrizioni in latino da Plino, il soffitto restaurato con affresco, in un locale che fu la prima caserma dei Carabinieri a Pompei nella fine dell’Ottocento. La cantina con più di 300 etichette è un viaggio nel tempo, dove emerge la viva essenza della terra campana, la tenacia e l’eleganza del territorio italiano, il fascino dei vini stranieri. E poi, l’abile food pairing guidato dal direttore Coppola, che crea la giusta armonia tra gli aromi e i sapori di vino e drink e quelli dei piatti dello chef, che uniscono tradizione e modernità, con originali tocchi “fusion”. Chef Giorgio, ha trascorso molta parte della sua storia professionale in due hotel “best seller” della costiera: il Syrenuse e il San Pietro, e pensare che voleva diventare direttore d’albergo. Passa poi al ristorante l’Accanto dell’hotel Angiolieri di Vico Equense al fianco prima di Michele Deleo e poi con Vincenzo Guarino, contribuendo in modo significativo al raggiungimento della prima stella Michelin. La storia si ripete, compresa la stella al Re Maurì di Vietri sul Mare, sotto l’egida dello chef tedesco Oliver Glowig. Da citare la bella esperienza a Castellammare nel piccolissimo, ma molto peculiare ristorante di pesce, “Fish Lab”. Si unisce poi allo chef Peppe Guida, e lavora per un anno all’Osteria Nonna Rosa di Vico Equense, per poi approdare al Sea Front Pasta Bar, dove ottiene l’importante riconoscimento Bib Gourmand della guida Michelin, assegnato alle migliori tavole a prezzi convenienti. E poi l’esordio nel ristorante mediterraneo Punta Scutolo, traslato d’estate a “Le Axidie” alla guida di tre cucine. Oggi è salito su un nuovo palcoscenico, quello d Cenere, progetto lungimirante, che per la bellezza del luogo e l’alta cucina, fa bene a tutti.