Un piatto intramontabile. Una pietanza che resiste nei menù di trattorie e ristoranti blasonati a dispetto delle mode. E anche a casa continua ad essere una prelibatezza da preparare nelle occasioni speciali. Il risotto alla pescatora è infatti un ever green della tradizione marinara del bel Paese. Ma che cosa è il sugo alla pescatora? La grande enciclopedia della gastronomia curata dall’Università di Pollenzo recita: “alla pescatora è un termine generico che si riferisce di solito a condimenti per pasta (linguine o bavette) o riso costituiti da frutti di mare, molluschi e piccoli crostacei cotti in un sugo di pomodoro con aglio e basilico”. Ma dietro a quella che sembra una semplice e asettica enunciazione accademica c’è molto di più. C’è tutto un mondo di sapori e profumi che fanno del risotto alla pescatora un maestoso, complesso ed importante piatto della cucina mediterranea. Soprattutto al sud. Da noi il risotto alla pescatora non prevede solo qualche mollusco e piccoli crostacei. Da noi prevede tutto quello che di meglio dona il mare in termini di molluschi (polpo, calamaro, seppia, totano) e crostacei come granchi, scampi, chele di astice comprese.
Oltre ovviamente a tutti i tipi di frutti di mare (taratufi, vongole, lupini, fasolare) con le cozze a capeggiare la lista. Ed in più è quasi sempre bianco o appena macchiato con l’immancabile prezzemolo. Del resto questo sugo non va a nozze con un ingrediente qualsiasi; ma con un nobile elemento simbolo di vita e di intere civiltà. Come il grano nell’area del Mediterraneo, il riso in tutto l’oriente è sempre stato la più importante fonte di sostentamento. E da li, già presente circa 9mila anni fa, ha conquistato il mondo. Oggi si contano oltre centomila varietà della pianta cerealicola che fornisce un infinito assortimento. Solo in Italia, che ha iniziato a produrlo come alimento intorno al 1500, si contano centinaia di varietà e tantissimi nomi contraddistinguono il riso coltivato nel nord Italia. In cucina, invece, il riso ha fatto la fortuna di tanti piatti regionali. Gli arancini in Sicilia, il risotto a Milano, il Sartù di riso in Campania, ed appunto il risotto alla pescatore in tutte le zone costiere sono l’esempio più visibile di questo successo. Un successo che ha una valenza maggiore nel Paese cha ha per simbolo la pasta fatta con la farina di grano. Dunque, anche i ristoranti di recente apertura, come lo Blu Cherì del Lido Nettuno della Marina di Piano di Sorrento, gli danno un posto d’onore nel menù. Un menù interessante e ragionato, preparato dal talento dello chef Giovanni Agrillo e dall’esperienza del maitre Giovanni Durante. Qui il risotto ha il profumo del mare ed è preparato in modo impeccabile, dalla cottura del riso alla scelta degli ingredienti. Un piatto che ben descrive la cucina del locale e la qualità di tutte le sue proposte, come l’ottima pizza infornata dal giovane e bravo pizzaiolo Pasquale Luchini.