Le ciliegie, per noi campani, non sono per niente un semplice frutto. Si usano come termine di paragone o per descrivere i colori, gli amori, i profumi e la dolcezza della bella stagione. Per il palato, invece, sono una continua tentazione. Una tira l’altra, fino alla fine. Le ciliegie, le cui origini si perdono addirittura nella preistoria, sono uno dei frutti più rappresentativi della primavera. A partire dal fiore che, da bianco a rosa pallido, inonda con i suoi tenui e delicati colori le campagne ed i giardini a fine marzo. In questo periodo, invece, sono pronti i polposi frutti dell’albero di ciliegio ed i colori che si distinguono tra le verdi foglie vanno dal rosso accesso fino al nero, a secondo della qualità e del tipo. La ciliegia o “cerasa” come si chiama in molti dialetti italiani arriva da noi all’epoca romana (Plinio il vecchio el suo Naturalis Historia elenca dieci varietà), forse dalla vicina Grecia che con il termine “Chérasos” gli ha dato il nome usato in mezzo mondo. Di questa pianta esistono due specie: il “prunus avium” o ciliegio dolce, quello che mangiamo comunemente, e il “prunus cerasus” o ciliegio acido. Quest’ultimo è la specie selvatica da cui discendono le varietà da frutto conosciute come amarene, marasche e visciole. Le visciole sono conosciute soprattutto grazie ad un dolce della tradizione ebraica capitolina, la torta ricotta e visciole. Da frutta fresca a ingrediente privilegiato per dolci, la ciliegia passa anche per la cucina. Fa la sua comparsa nelle ricche mense rinascimentali come compagno ideale di piatti a base di cacciagione a cui attenua e controbilancia il forte sapore. Un’usanza che rimarrà costante nel tempo, tanto da entrare nei ricettari di molti Paesi. In Europa è l’Italia a rappresentare uno dei maggiori produttori al mondo con oltre 150 varietà suddivise in due grandi categorie: le tenerine e le duracine. Mentre la Campania, con le sue tante varietà, rappresenta il 30% della produzione nazionale. Nella nostra regione, che proprio in questi giorni tra la fine di maggio e l’inizio di giugno, gli dedica numerose feste e sagre, le cultivar più diffuse si trovano tra le provincia di Salerno, Napoli e Caserta. Oltre ad essere consumate fresche o conservate sotto spirito, le ciliege vengono adoperate nelle preparazioni di confetture, sciroppi, liquori, torte e gelati, Come quello che propone il maestro gelatiere Mario Gargiulo della gelateria Davide di via Marziale a Sorrento. Gargiulo con le ciliegie fresche di giardino prepara un gelato alla frutta che si rivela in un ottimo sorbetto. Mentre con l’amarena fa un gustosissimo “Croccate all’amarena” che si prepara come un gelato alla crema, quindi con latte e arricchito di amaretti caramellati e scaglie di cioccolato fondente