Non sono le solite chiacchiere. Le chiacchiere della politica, degli imbonitori televisivi o di quelli che ci vogliono convincere che il mondo gira solo come dicono loro. Qui stiamo parlando di quelle carnevalesche. Quelle che immerse nel sanguinaccio chiudono il pranzo più lussurioso dell’anno. Le frictlia di antica memoria, quelle della Roma imperiale che si friggevano nel grasso di maiale proprio nel periodo dell’anno che coincide con il nostro carnevale. Da allora sono entrate nella tradizione e nel gusto dei festeggiamenti che tutta l’Italia riserva a Re carnevale. Chiacchiere in Campania e Lombardia, cenci nel Lazio, frappe e sfrappole in Emilia, bugie in Piemonte, donzelle in Toscana, ma anche intrigoni, nastri di suore o nodi d’amore, sono gli infiniti nomi che la fantasia italica ha dato a questo dolce che ha un’unica ricetta lungo tutto lo stivale. Una ricetta semplice che prevede uova, farina, zucchero e burro, oltre alla fondamentale frittura che le rende dorate e croccanti. Buone da mangiare in ogni momento della giornata, a colazione accompagnate dal caffé latte, nel pomeriggio magari con il te, o a fine pasto con il classico sanguinaccio che oggi è un goloso trionfo di cremoso cioccolato aromatizzato. Questa ultima accoppiata, insieme al migliaccio dolce ed alle castagnole, sono il simbolo del lato dolce del carnevale nella nostra regione che a tavola si rivela con il volto della lasagna e la carne di maiale. In Campania tutto ciò che gira intorno al carnevale è riferito al maiale e viceversa, dai salumi concepiti come antipasti per arrivare al dolce più tipico che, fino a qualche decennio fa, era fatto con il sangue dello stesso animale. Polpette, fritte ed al sugo; lasagne ripiene di ricotta e carne di maiale macinata; salsicce, cotiche e tracchie alla brace o al ragù; torte rustiche come il migliaccio ripieno di salsiccia e caciocavallo, sono i piatti che in questo periodo rendono succulenti e grassi i giorni dedicati alla trasgressione in maschera. Una trasgressione che nel medioevo cristiano era in eterna lotta con la quaresima che imponeva giorni di magra e penitenza. Prima che arrivi il mercoledì delle Ceneri che apre, per i credenti, il periodo di digiuno o perlomeno di astinenza dalla carne, per preparare corpo e spirito alla Pasqua, c’è tempo di assaggiare ancora le prelibate chiacchiere proposte (ricetta sotto) da Maria Gargiulo, chef del ristorante sorrentino “da Filippo”. La chef Gargiulo che dirige la brigata della cucina del ristorante di famiglia è una professionista di talento che coniuga l’arte dei fornelli (da dove escono piatti interessanti) con quello della pasticceria. Le decine di dolci in carta sono il frutto della sua passione per l’impasto e per il lavoro in cucina in generale. Una chef, come si dice, di poche parole e tanti fatti. Per cui la ricetta del dolce carnevalesco arriva, non a caso, da chi non fa le solite chiacchiere.
LA RICETTA: Chiacchiere di Carnevale
Ingredienti: 500gr. di farina; 50gr. di burro; 3cucchiai di zucchero; 3uova intere; 3cucchiai di Vodka; olio extravergine d’oliva q.b. per friggere e zucchero a velo
Procedimento: Impastare tutti gli ingredienti. Lavorare l’impasto fino a renderlo liscio ed elastico. Far riposare l’impasto per circa un’ora. Spianare, poi, con un matterello fino a rendere la pasta molto sottile. Con una rotellina ricavare delle strisce di circa 2cm. Friggere nell’olio. Far raffreddare e spolverare con lo zucchero a velo.