Non c’è globalizzazione che tenga ne mode del momento che condizionino, il Natale rimane tra le poche, se non l’unica, festività ad aver conservato, quasi intatto, tutto il suo fascino gastronomico. Un fenomeno questo che si spiega con la potenza di un’antica e radicata tradizione che resiste ad ogni assalto delle mode e riesce a difendere bene i piatti tipici della nostra Regione. Il Natale è, dunque, uno dei pochi momenti riconoscibili, dal punto di vista gastronomico, in cui le pietanze caratterizzano in modo inequivocabile il periodo delle feste. Anzi senza di esse lo stesso periodo sembra non essere tale. Come dire che senza capitone, baccalà, insalata di rinforzo, spaghetti a vongole, minestra maritata e via elencando non può esserci Natale a tavola in Campania. Anche se il Natale, nella nostra regione, nasce povero. Il grande patrimonio gastronomico che passa per l’insalata di rinforzo, per il baccalà fritto ed i roccocò è figlio dei prodotti semplici di una terra che da sempre ha saputo fare della fantasia uno degli ingredienti essenziali della propria cucina. Broccoli, cavoli e scarole sono umili verdure invernali, buone per le zuppe contadine. Eppure questi prodotti poveri ed economici sono diventati ingredienti di principesche pietanze natalizie. Basti pensare alla voluttuosa pizza di scarole che accompagna da sempre la vigilia del Natale nelle nostre zone. O alla famosissima insalata di rinforzo che ha per protagonista il cavolo arricchito da sottaceti, olive e alici salate. Così il baccalà che, insieme allo stoccafisso, è stato per secoli l’unica alternativa di mare nelle mense delle case più povere, in questi giorni vive il suo trionfo a tavola nelle mille sfumature che vanno dall’insalata al fritto. Stesso discorso per il capitone che nella nostra regione trova tanti estimatori figli di una cultura che vedeva questa anguilla come uno dei pochi pesci (pescati, tanti anni fa, nelle acque chiare dei nostri fiumi) da mettere sul fuoco nelle zone dell’entroterra. Anche i dolci hanno la stessa storia, le stesse umili origini e lo stesso destino di gloria. Infatti per un partenopeo verace non sarebbe Natale senza struffoli in tavola, come non lo sarebbe per un sorrentino senza le zeppole fritte passate nel miele e confettini. Ma anche questi dolci partono da un semplice impasto di acqua e farina per diventare gustosi struffoli o roccocò a cui sono aggiunte nocciole e mandorle. Ma l’elenco dei nostri dolci natalizi è infinito. Si parte da sua maestà la Cassata per finire con i mille colori dei susamielli, sapienze, raffaioli, mostaccioli ed i fichi ricoperti di cioccolato.