Nessuna menzione su chi è reso responsabile di critiche e minacce di morte: “Sto ricevendo attacchi da chi, un mese fa, mi contattava per collaborare, chiedendomi i dati delle interazioni di post e stories, e mi chiedeva di mettere like alle sue foto. Oggi, invece, “difendono” le aziende, aspettando forse l’ennesimo “scambio merce” da fare. Nessun problema, gli imprenditori e artigiani con cui collaboro mi hanno confermato fiducia e presto lo dimosterò”.
Infine, sulle presunte accuse di avere un profilo “costruito”: “Partendo dal fatto che sui social c’è una narrazione, come confermano anche i personaggi costruiti da influencer che puntano ad avere seguaci e contratti pubblicitari, cosa s’intende per profilo “costruito”? Se s’intende l’acquisto di followers non è una pratica che mi appartiene. Magari è più consona a chi si trova in gruppi di scambio o incassa 10mila followers in un giorno dove non pubblica. Su engagement, aumento di followers e hashtag ci sarà tutto il tempo di replicare. Non ho perso la serenità, anche se magari chi ti scrive “ammazzati” fa di tutto per togliertela. Credo nei social, credo nel lavoro che c’è dietro e vado avanti. Lo faccio per me, per la mia famiglia, le aziende che credono in quello che faccio e i miei followers che mi hanno dimostrato affetto in questi giorni. Non mollo e la giustizia farà il suo corso. Perché la verità è figlia del tempo. I picconatori? Sono pieni di bot”.
Sindacato degli influencer, Mafalda De Simone non molla: “Il progetto si farà nonostante gli haters, picconatori pieni di bot e chi manda mail per collaborare e poi ti attacca”
“Sapevo che l’idea di un sindacato che tutelasse gli influencer non avrebbe trovato tutti d’accordo, ma non pensavo di ricevere odio gratuito e accuse infondate. Per il primo aspetto mi difenderò sui social, insieme alle aziende che investono su di me, per il secondo agirò nelle sedi competenti”. Così Mafalda De Simone, imprenditrice digitale e influencer, torna a parlare a giorni di distanza dalla proposta di creare un sindacato che possa tutelare i lavoratori dei social. “L’idea è più viva che mai, con sindacalisti e liberi professionisti pronti a partire con questa avventura. Tranquilli, ci sarà posto pure per chi ha criticato questo progetto. Il sindacato d’altronde ha il dovere di tutelare tutti i lavoratori e servirà per capire chi utilizza pratiche scorrette, quelle vere, per abbindolare followers e aziende”.