Criminalità ed emergenza sociale: l’istituto Ippolito Cavalcanti incontra il magistrato Catello Maresca

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Se il sistema con tutte le sua falle resiste, c’è sempre un motivo. Questa ragione di reagire ai soprusi ed alla malavita è nella speranza e negli occhi delle nuove generazioni.

Venerdì 30 aprile l’istituto professionale di Stato per i Servizi dell’Enogastronomia e dell’Ospitalità Alberghiera “Ippolito Cavalcanti” di Napoli ha aperto uno spazio di discussione e di confronto. Al vaglio dell’incontro online l’emergenza sociale ed il rischio di infiltrazioni della criminalità nelle crepe e nei vuoti del sistema.

Diffondere la cultura delle leggi non come imposizioni che cadano da uno Stato che punisce ma come “alleate” per un’esistenza sana, non è mai abbastanza.

In un contesto complesso quale possa essere la città di Napoli, in un periodo storico di assenza di speranza e di disillusione, gli studenti di alcune classi quarte hanno incontrato il dottore Catello Maresca, sostituto procuratore generale presso il Tribunale di Napoli, la dottoressa Antonella Formicola, criminologa specializzata in criminologia clinica e delle investigazioni e la dottoressa Lucia Dinacci, psicologa.

L’evento si è aperto con spunti di riflessione sulla legalità e sulla necessità di considerarla la normale condizione del tessuto sociale. La dottoressa Carmela Libertino, preside dell’istituto “Ippolito Cavalcanti”, ha sottolineato il costante impegno della scuola e dello stesso corpo docenti.

( il magistrato Catello Maresca)

Tra gli sguardi curiosi degli studenti e la loro voglia di soddisfare dubbi e paure, il dottore Maresca ha risposto, con empatia ed umanità a diversi quesiti. Il ruolo dei percorsi di rieducazione sociale post pena, il rischio che nella campagna vaccinale possa insediarsi la criminalità, il traffico di stupefacenti online, la mitizzazione dei delinquenti sui social network sono stati temi di confronto.

Tra gli argomenti anche la piaga della violenza di genere e del femminicidio affidati alla criminologa Antonella Formicola. “Indubbiamente nel periodo della pandemia sono aumentati i femminicidi. Purtroppo ciò è accaduto perché non c’era la possibilità concreta di evadere e chiedere aiuto”, ha sottolineato la dottoressa Formicola, “Molte donne hanno avuto anche i cellulari ad uso personale sotto controllo”, ha spiegato la criminologa, “Quando apprendo che una donna è stata ammazzata dal proprio uomo, non mi dispero solo per la sua triste fine ma anche per tutto ciò che ha dovuto subire in precedenza”, ha concluso la Formicola.

(la criminologa Antonella Formicola)

L’analisi dell’aspetto comportamentale e psicologico, sia del fenomeno della devianza sia del “tunnel” della violenza di genere è stato affidato alla dottoressa Dinacci, psicologa.

Il convegno è stato reso possibile grazie ad un coordinamento intenso tra i docenti dell’istituto, tra cui la professoressa Katia Luciano e l’associazione scafatese “Animus” presieduta da Giuseppe Falcone.