Il ristorante “Pompeo Magno” da oltre 20anni con il suo chef Vinzenzo Del Sorbo onora la svolta gastronomica della città
In principio furono solo i mediocri e scadenti menù turistici, quelli a prezzo fisso che attirano i distratti visitatori degli scavi o i pellegrini del famoso santuario mariano, a rappresentare l’offerta gastronomica di una città che accoglie ogni anno milioni di gitanti. Un numero impressionante di persone che
vorticosamente arrivano, fotografano, pregano e poi spariscono. Il classico turismo mordi e fuggi che anche a tavola andava veloce e senza pretese. Un primo di spaghetti scotti, cotolette o pollo con patatine fritte, pizze gommose ed ogni genere di banalità a costi molto ridotti. Ristoratori e chef alimentavano, così, un sistema che produceva affari a buon mercato in un mondo che non si poneva alcun problema sulla qualità della materia prima, sul suo rapporto con il territorio circostante e sulla propria identità gastronomica che non era in linea con la grande tradizione regionale. Poi negli anni novanta è arrivata, un po in tutt’Italia, la grande svolta guidata da coraggiosi chef che hanno rivalutato la cucina tradizionale del territorio, mettendo al centro dei menù le bontà tipiche della propria terra, rivoluzionando al tempo stesso il modo di preparare i piatti. La confinante penisola sorrentina ha capeggiato questa grande svolta ponendosi ai primi posti a livello internazionale, condizionando al tempo stesso anche le alte realtà regionali. Mentre a Pompei la lezione è arrivata con ritardo. Ma è arrivata. Per troppo tempo, nella città degli scavi, la bandiera della cucina di qualità è stata sostenuta da pochissimi ristoratori che hanno resistito in un contesto molto sconfortante. E’ grazie a questi eccezionali esempi che oggi, a Pompei, si contano almeno una dozzina di locali dove l’offerta a tavola non ha niente da invidiare a quella della blasonata costiera. E’ così che i ristoranti che, oggi, aprono i battenti per la prima volta lo fanno con una nuova consapevolezza, con la lezione che arriva dalla vicina costa ma anche con il condizionamento di una clientela sempre più esigente che ha imparato a conoscere bene gli invitanti piatti della cucina mediterranea. Mentre quelli che all’inizio della grande svolta si sono già avviati su questo cammino continuano ad onorare questa scelta. Come nel caso del ristorante Pompeo Magno di via San Abbondio che da circa un ventennio continua ad offrire un interessante cucina. Una cucina attenta all’evoluzione della gastronomia regionale ma sopratutta attenta all’uso dei prodotti stagionali e del territorio. Sin dall’apertura il patron Gerardo Esposito, che prima di quest’avventura ha avuto importanti esperienze in sala sia in Italia che all’estero, ha impostato il locale sull’onda dei grandi cambiamenti insieme ad un giovane chef che tra stage in ristoranti stellati e vari aggiornamenti è rimasto con lui in questi due lunghi decenni. Lo chef Vincenzo Del Sorbo è maturato nella cucina del Pompeo Magno continuando a proporre l’essenza della cucina mediterranea esaltando soprattutto i piatti di pesce. La tradizione marinara viene rivisitata con armoniosi abbinamenti tra mare e prodotti freschi dell’orto facendo nascere piatti come il “Calamaro brasato su suo ristretto” o le “Tagliatelle con gamberi e noci, datterini gialli e ricci di mare”, o ancora il “Tonno su crema di broccoletti e spuma di patate al limone”. Esempi di piatti che spesso diventano i protagonisti dei menù a prezzi fissi che il Pompeo Magno, oltre ai piatti della carta, propone ogni mese privilegiando i prodotti di stagione. Ma in un realtà storico culturale come quella legata all’antica Pompei non potevano mancare iniziative legate alla cucina della Roma imperiale. Michela Del Sorbo, sommelier e moglie di Gerardo Esposito organizza, in collaborazione con l’associazione CamCampania visite guidate agli scavi archeologici che si concludono con un pranzo o cena al Pompeo Magno con i sapori, gli ingredienti e le ricette degli antichi romani.