Non è esagerato paragonare le conseguenze della pandemia in corso a quelle di uno tsunami che cancella tutto con la sua forza distruttiva. Per il settore della ristorazione il paragone, purtroppo, appare appropriato. Soprattutto per quello dell’alta ristorazione, quella legata alla cucina d’eccellenza ed ai flussi turistici di qualità che si muovono sull’onda emotiva delle recensioni di prestigiose guide internazionali. Basta fare un giro in costiera per capire che i tempi in cui centinaia di coppie di inglesi benestanti partivano per Sorrento per festeggiare una ricorrenza con un goloso week end, nei tanti locali stellati, sono lontani anni luci. Ed è ovvio che non è riferito a questo periodo invernale che tradizionalmente è dedicato al riposo. Ma il vuoto e la desolazione hanno regnato per tutta la primavera scorsa per attenuarsi a luglio ed agosto, per poi far ripiombare tutta la penisola sorrentina e la costiera amalfitana in un autunno di tristezza con tutti i ristoranti chiusi e soprattutto con l’assenza totale di ogni forma di turismo che qui equivale a ricchezza economica. Quindi le conseguenze sono tutt’ora catastrofiche con migliaia di disoccupati tra chef, camerieri e addetti vari, sia di ristoranti che delle centinaia di alberghi presenti in questo territorio. Una crisi che ha colpito a tutti i livelli, dalla piccola pizzeria d’asporto che faceva la felicità delle allegre comitive di turisti meno ricchi che sciamavano in lungo ed in largo per la costiera, fino ai prestigiosi locali con più stelle, frequentati abitualmente da magnati americani, russi o indiani che sbarcavano da lussuosi panfili. A questo quadro tragico si aggiungono le normative che prevedono la chiusura alle 18 per i ristoranti, penalizzando ancora di più l’alta ristorazione che lavora soprattutto di sera, come sottolinea Ernesto Iaccarino chef bistellato del Don Alfonso 1890 di Sant’Agata sui due Golfi. “Sia in costiera che in città, ribadisce lo chef Iaccarino, i ristoranti di lusso lavorano all’80% la sera e queste disposizioni ci finiscono di deprimere. Poi non si capisce perché a ora di pranzo si può stare aperti e la sera no. Visto che soprattutto il nostro target in tutte e due i casi garantisce distanziamenti e igiene ai massimi livelli. Per cui questi provvedimenti vanno rimodulati per aiutarci ad uscire dalla crisi”.