Quando la pizza può cambiare la vita

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Dal 14 luglio è aperta la pizzeria “Brigata Caterina” nel carcere di Poggioreale per detenuti e polizia penitenziaria

La pizza può anche cambiare la vita. Nel senso che può incidere nelle scelte personali e dare una svolta decisiva alla propria esistenza. E’ ovvio che stiamo parlando di pizza come lavoro, o più correttamente del mestiere di pizzaiolo. Oggi, al pari degli chef, molti pizzaioli sono delle vere e proprie star e passano più ore a farsi intervistare in tv o a fare i consulenti, che al forno delle pizze. Ma un tempo, impastare ed infornare, era un lavoro di ripiego per chi non aveva studiato o imparato un mestiere meno pesante. Ai nostri giorni, invece, può essere anche occasione di riscatto sociale. La lezione arriva dalla nostra terra, precisamente dalla Casa Circondariale “Giuseppe Salvia”, più comunemente conosciuta come carcere di Poggioreale. Qui il 14 luglio è stata inaugurata la pizzeria “Brigata Caterina” dove lavorano detenuti che preparano le pizze per gli altri reclusi e per le guardie penitenziarie. L’iniziativa, nata dalla collaborazione tra il Ministero della Giustizia e la diocesi di Napoli come progetto sperimentale, finanziato dalla Cassa delle Ammende e coordinato da Antonio Mattone, direttore dell’Ufficio di Pastorale Sociale e del Lavoro della diocesi Napoli, oltre a dare la possibilità ai detenuti ed al personale del penitenziario di poter acquistare la pizza, ha lo scopo di formare e avviare al lavoro quei reclusi che vogliono rimettersi in gioco e fare altre scelte di vita. In particolare, con la realizzazione di un laboratorio artigianale di pizzeria e friggitoria, dentro il carcere di Poggioreale, si vuole promuovere la formazione delle figure professionali connesse a questi mestieri per arrivare ad una qualifica professionale con relativo avviamento al lavoro. Ma questo progetto, fortemente caldeggiato dal cardinale Sepe e condiviso dal direttore del carcere Carlo Berdini, non a caso vede la firma tra i protagonisti di Antonio Mattone. Mattone è anche il portavoce della Comunità di Sant’Egidio a Napoli ed oltre ad essere, come volontario, un frequentatore abituale di Poggioreale e autore del libro sulla condizione carceraria, “E adesso la palla passa a me”, è l’organizzatore instancabile dei pranzi di Natale per i poveri e per i reclusi di tutta la Campania. Insomma uno di quei volontari di Sant’Egidio che hanno messo sempre il buon cibo in relazione alla solidarietà. Dai tempi dell’iniziativa “Food for Life” che vedeva il contributo di un euro, per ogni piatto venduto, alla lotta all’aids in Africa, fino alle gite al mare organizzate per gli internati nei manicomi che poi venivano ospitati dai ristoranti sorrentini.