Arrostito, in padella ma soprattutto imbottito è il simbolo della bontà della cucina mediterranea
Con le loro tonalità di giallo, rosso, verde e arancio accesi colorano gli orti della nostra regione annunciando che siamo nel pieno dell’estate. I peperoni, che ormai sono presenti nei mercati e sulle tavole tutto l’anno grazie all’uso massiccio di serre per coltivarli e frigoriferi per conservarli per non parlare dell’utilizzo della chimica, per la natura sono buoni e gustosi solo in questo periodo. Solo nei mesi caldi hanno il sapore autentico e coinvolgente che gli ha regalato il titolo di re dell’orto estivo. Mentre la tradizione gastronomica campana gli ha riservato un posto d’onore in tante ricette. Ma si fa presto a dire peperone. Di quale stiamo parlando? E cucinato come? Fritto, in padella, al forno, crudo, alla brace, all’insalata, con la pasta, imbottito. E poi bisogna ben distinguerlo dal peperoncino piccante, da quello verde del fiume (quello che in molte zone della Campania si chiama friariello), dalla “papaccella” tipica della provincia di Napoli che finisce sott’aceto per accompagnare piatti invernali, da quello croccante della Basilicata, il “crusco” o peperone di Senise che si consuma crudo dopo averlo essiccato al sole. Una gran varietà appartenente alla famiglia delle Solanacee e proveniente dal sud America, quando intorno alla metà del 1500 arrivarono in Europa dalle Antille. Fu subito un successo in tutto il vecchio continente, soprattutto per quello piccante che era chiamato “pepe d’India”. La varietà dolce si diffuse rapidamente in tutt’Italia tanto da essere usato prima del pomodoro come condimento. Infatti nelle ricette classiche napoletane dedicate alla pasta erano presenti i peperoni dolci rossi fino alla metà dell’800 quando furono poi sostituiti dai pomodori. La sua fortuna in cucina è dovuta al sapore accattivante dai toni dolci e fruttati, delicati e intensi allo stesso tempo. Un sapore che comunque si abbina facilmente a primi piatti e a secondi con carne o pesce. E poi dal punto di vista nutrizionale è un prezioso alleato di dieta e salute. Poco calorico, pieno di vitamina C e antiossidanti, il peperone cotto in modo leggero, soprattutto arrostito, ha poche controindicazioni, anche se talvolta può risultare non tanto digeribile. Ma c’è chi giura che se si toglie la piccola pellicola che lo avvolge questo problema è risolto. Comunque è un ortaggio simbolo della cucina mediterranea, tutte le popolazioni che si affacciano su questo mare lo utilizzano in innumerevoli ricette. Soprattutto in questo periodo quando dal nord Africa alla Spagna passando per il sud della Francia e dell’Italia trionfa a tavola nei mille piatti della tradizione popolare. Nelle paelle dove colora carne e pesce, con il cous cous, in insalate crude, nelle mitiche peperonate, imbottito alla siciliana o alla napoletana rappresenta una delle pietanze più invitanti delle tavole di questo periodo. In Campania il peperone “mbuttunato” nasce vegetariano, la sua farcitura prevede solo melanzane, olive, capperi, acciughe mollica di pane raffermo e aromi. Con il tempo nelle case ha preso corpo anche una versione con la carne tritata e uova e con un pezzetto di pane fritto a fare da tappo all’imbottitura. Poi c’è una variante che prevede addirittura la pasta (tipo bucatini o linguine condite con capperi e olive), prendendo il nome di “peperone imbottito alla caprese”. Una versione che lo trasforma in un classico piatto unico che mette insieme antipasto, primo e contorno. Ma tutti dal sapore tipicamente estivo, con gli ingredienti che danno il meglio di se in questo periodo. Il peperone imbottito, così, diventa un vero inno alla cucina mediterranea che si esprime in modo superbo e gustoso ancor di più nella bella stagione.