“La scuola aveva già i suoi problemi storici, la mancanza di organico, le strutture indegne per ospitare gli alunni, ma in questo momento questi problemi sono ancora più vivi. Siamo qui perché l’interlocuzione con la ministra non ha avuto un esito positivo”. Così Ottavio De Luca, segretario generale Flc Cgil di Napoli e Campania racconta la molla che anche a Napoli ha portato circa 400 insegnanti in Piazza, al Plebiscito di fronte alla Prefettura. Striscioni, gli “imbuti”, divenuti ormai simbolo della contestazione al ministro Azzolina, le bandiere di Cgil, Cisl, Uil, Gilda, tutti uniti per dire la loro sul decreto di ripartenza della scuola. “Bisogna ritornare a settembre – spiega De Luca – in una scuola che possa ospitare realmente alunni e personale in sicurezza. Maggiori investimenti perché quelli stanziati non possono bastare. Chiediamo un aumento dell’organico e in questo è utile la stabilizzazione dei precari, lavoratori da anni presenti nel mondo della scuola. Serve anche un aumento del personale Ata che deve sanificare le aule. Insomma, servono investimenti. Noi ci faremo sentire anche con i Comuni, i dirigenti chiedono maggiore spazio per garantire il distanziamento, siamo preoccupati”. “Da Napoli – aggiunge Giovanni Sgambati, segretario generale Uil Napoli e Campania – gridiamo con forza la necessità che bisogna far ripartire la scuola, perché fermare la scuola vuol dire fermare un Paese, non investire nella scuola e nella conoscenza vuol dire compromettere lo sviluppo del paese. In questo territorio e in Campania la sicurezza dei plessi e la rete digitale che si è dimostrata insufficiente durante il lockdown crea discriminazioni. Vogliamo una scuola pubblica davvero per tutti”.