Affari d’oro con le sanificazioni: indagini della Guardia di Finanza su imprese riconducibili al clan Vinella Grassi

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immagine di repertorio

Gli uomini della Guardia di Finanza di Napoli hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 7 persone (5 in carcere e 2 obblighi di dimora) e sequestrato 11 società, beni mobili e immobili per un valore stimato di circa 10 milioni di euro. Eseguito anche un decreto di perquisizione personale e locale in sedi societarie e locali abitazioni nella disponibilità delle persone colpite dalle misure. I destinatari sono ritenuti dalle Fiamme Gialle esponenti del clan camorristico Vinella – Grassi. Nei loro confronti l’accusa è di trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, estorsione, illecita concorrenza con minaccia o violenza, tutti aggravati dal metodo mafioso. L’espansione commerciale delle imprese riferibili al clan Vinella-Grassi “risulta proiettata anche nei settori d’impresa collegati all’emergenza sanitaria da COVID-19, risultando l’acquisizione di incarichi nel campo della sanificazione dei locali”. Lo sottolineano gli uomini del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli che hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Napoli a conclusione di indagini della Direzione Distrettuale Antimafia. Al centro dell’inchiesta ipotesi di reato (associazione di stampo mafioso, estorsione, illecita concorrenza, intestazione fittizia di beni, riciclaggio e reimpiego di proventi illeciti). Tra i beni sequestrati svariati automezzi ed un’imbarcazione; beni che, sulla base degli elementi finora raccolti, risulterebbero direttamente o indirettamente – secondo la Finanza – collegati ad attività delittuose. I provvedimenti scaturiscono da complesse indagini condotte su alcuni affiliati di spicco del clan camorristico denominato “Vinella-Grassi”, storicamente attivo nell’area nord di Napoli, dapprima satellite del gruppo criminale dei Di Lauro, quindi confluito nel cartello scissionista degli Amato Pagano, sino a diventare autonomo e potente clan dopo la sanguinosa faida del 2012-13 che ne ha segnato la vittoriosa contrapposizione agli Abete-Abbinante. In base alle investigazioni Antonio Mennetta, considerato capo dell’organizzazione camorristica “Vinella Grassi”, sebbene sottoposto al regime detentivo del carcere duro, avrebbe mantenuto saldo – riferiscono gli uomini delle Fiamme Gialle – il controllo dell’organizzazione e delle sue strategie di reinvestimento dei profitti delle relative attività delinquenziali in società operanti soprattutto (ma non solo) nel settore della vigilanza privata e in quello immobiliare.