Ora che il mare è più pulito restituendoci uno spettacolo che non si vedeva da decenni, con delfini che solcano le acque della costiera sorrentina e con pesci che si fanno notare anche a riva nelle metropoli come Napoli, è giunto il momento di ricambiare con comportamenti completamente ispirati al rispetto di esso e delle sue creature. Partendo dalle scelte in cucina. Scelte che legano il gusto al destino dei nostri mari. Ed è proprio in momenti di emergenza mondiale come quello che stiamo vivendo che si possono cominciare le rivoluzioni, facendo scelte alimentari che porteranno benefici all’intero ecosistema da cui dipende il futuro del pianeta e di tutti noi. Il consumo smisurato di particolari cibi porta all’esaurimento di risorse alimentari o all’estinzione di alcune specie animali, mentre gli allevamenti intensivi ad un aumento dell’inquinamento. Per cui fino ad ora abbiamo considerato il mare ne più ne meno che un semplice contenitore dove attingere senza regole per bisogni commerciali e alimentari. Lo abbiamo trattato come un contenitore senza storia e senza anima dove pescare di tutto e di più e dove scaricare i residui dei loschi traffici dei rifiuti tossici. Ma il mare è da sempre fonte di vita, oltre che essenziale per l’equilibrio naturale del pianeta e mezzo di comunicazione tra popoli lontani. Quindi, diventa sempre più urgente e necessario che l’umanità cambi rotta con piccoli gesti quotidiani che coinvolgano un gran numero di persone iniziando, così, un consumo consapevole di pesce che non danneggi l’ecosistema. Una scelta che contribuisce alla salvezza della natura e della nostra stessa vita anche con la spesa al mercato ittico. Scegliere i pesci di stagione e nostrani, cercare la giusta taglia e spendere meno diventa un piacevole esercizio che appaga gusto e coscienza. Evitiamo quindi di comprare o consumare il salmone (quasi sempre di allevamenti che inquinano), il tonno rosso (sta scomparendo), i gamberi tropicali allevati (gli allevamenti hanno un impatto devastante sull’habitat), il pesce spada (esistono ancora le spadare vietate dall’Onu e dalla Comunità Europea), i datteri di mare (la loro raccolta devasta le coste) ed i bianchetti (novellame che non crescerà). Consumiamo anche di meno, per dar fiato al loro ripopolamento, il merluzzo dell’atlantico e la cernia bruna del mediterraneo. Spazio invece al pesce povero come sarde, aguglie, sgombri, sugarelli, palamite, alici, aguzzi e pesce serra. Ma anche al più blasonato come ricciole, saraghi, angiole, cefali, spigole, rombi, sogliole, triglie, zerri, pagelli, lampughe, pesce pilota, tonno alletterato, cicerelli, molluschi, polpi, vongole cozze e ostriche. Possibilmente nella stagione giusta e privilegiando sempre il pesce azzurro che fa anche tanto bene alla salute, all’ambiente ed alla tasca. Da questo pesce possono nascere un’infinità di piatti, dai più semplici e umili che si ispirano alla tradizione popolare fino a quelli gourmet e tutti sono la prova di come la cucina mediterranea può esaltare il sapore di prodotti poveri e contribuire alla salvezza del pianeta.