Lotta al coronavirus: altra stretta del governo. Le nuove disposizioni

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Foto Filippo Attili/Palazzo Chigi/LaPresse2

Conte chiede 15 giorni di ulteriori sacrifici a tutti gli italiani per uscire dall’ incubo coronavirus. Previste ulteriori chiusure di attività e restrizioni nei movimenti Chiudono i negozi e i ristoranti. Anche se c’è una lista di eccezioni. Restano operativi uffici postali e banche, mentre per il trasporto pubblico potranno esserci possibili riduzioni, l’ultima decisione spetterà alle Regioni. Stretta parziale anche sulle attività delle aziende, ma di fatto le industrie non si fermano.

Ecco le nuove misure per vincere la guerra contro il coronavirus. Riguarderanno tutta l’Italia, non solo in Lombardia o nelle province che inizialmente erano state indicate come quelle più in crisi per il Covid-19. Abbassano le serrande le attività che non sono essenziali. Non si potrà uscire di casa, salvo eccezioni legate comunque all’acquisto di medicinali o di generi alimentari (non correte a fare incetta di prodotti nei supermercati perché resteranno sempre aperti) e a ragioni di lavoro che dovranno comunque essere giustificate con un’autocertificazione che sarà necessaria anche solo per camminare per strada, come ha spiegato ieri il capo della protezione civile Angelo Borrelli.

Chiuderanno invece quei reparti aziendali che vengono considerati non indispensabili, anche se «va incentivato il più possibile il lavoro agile, incentivate le ferie e i permessi». Infine, il passaggio sulla realizzazione in tempi rapidi di nuove strutture ospedaliere, delle quali c’è estrema urgenza: sarà nominato un commissario, per potenziare la risposta delle strutture ospedaliere all’emergenza sanitaria. «Sarà un commissario che avrà ampio potere di deroga e lavorerà soprattutto per la produzione e la distribuzione di attrezzature per terapia intensiva e sub intensiva. Sarà Domenico Arcuri, che si coordinerà con Borrelli» ha spiegato il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, nel corso del messaggio di ieri sera. Vediamo più nel dettaglio le nuove misure contenute nel Dpcm. Primo punto, con maggiore impatto: è disposta la chiusura di tutte le attività commerciali, di vendita al dettaglio, «ad eccezione di quelle dei beni di prima necessità e delle farmacie. Chiudiamo i negozi» dice Conte.

Restano comunque imprescindibili le misure di sicurezza, vale a dire la distanza tra i clienti o tra clienti e cassieri. In sintesi: chiusi, in tutta Italia, negozi di abbigliamento, ad esempio. Ma ci sono molte eccezioni: dalle lavanderie a negozi di computer, dalle ferramenta alle profumerie, da chi vende materiali per fotografie a negozi di animali domestici agli ottici. Aperti ovviamente farmacie, parafarmacie, supermercati e dei generi alimentari. Saranno aperte anche le edicole e le tabaccherie. «Sono chiusi, indipendentemente dalla tipologia di attività svolta, i mercati, salvo le attività dirette alla vendita di soli generi alimentari». Conte: «Chiudono parrucchieri, centri estetici e servizi di mensa».

Per quanto riguarda invece le attività produttive, la situazione è articolata, anche se in linea di massima vale un principio: chiudono tutti, ma con eccezioni. «Saranno garantite, nel rispetto della normativa igienico-sanitaria, le attività del settore agricolo, zootecnico, di trasformazione agroalimentare comprese le filiere che offrono beni e servizi rispetto a queste attività».

Sul fronte della ristorazione la chiusura è totale (vale anche per bar, gelaterie e pasticcerie). Non si fermano, però, le consegne a domicilio «nel rispetto delle norme igienico sanitarie, sia per l’attività di confezionamento, sia per il trasporto». I rider insomma continueranno a portare a casa pizze, sushi e quant’altro, la logica è quella di evitare che chi è chiuso in casa e non possa cucinare si trovi in difficoltà. Non chiudono neppure gli autogrill in autostrada e i bar nelle stazioni, negli aeroporti e negli ospedali.

Dovranno fermarsi anche i servizi di mensa se non garantiscono la distanza di un metro di sicurezza. Stop per i reparti aziendali non indispensabili per la produzione: «Le industrie e fabbriche potranno continuare a svolgere le proprie attività produttive a condizione che assumano misure di sicurezza adeguate ad evitare il contagio. Si incentiva la regolazione di turni di lavoro, ferie anticipate, chiusura dei reparti non indispensabili».

E le banche? Si legge nel decreto: «Restano garantiti, nel rispetto delle norme igienico sanitarie, i servizi bancari, finanziari, assicurativi». Questo premesso, se potete evitate di uscire per andare allo sportello bancario e chi può ricorra all’home banking con le app sullo smartphone od on line sul computer. Fate lo stesso per pagare le bollette, senza affollare gli uffici postali anche se resteranno aperti. La tecnologia offre varie opportunità anche in questa situazione di crisi.

Garantiti taxi e navi. Per quanto riguarda il trasporto pubblico il decreto chiama in causa i presidenti delle Regioni, che potranno disporre «la programmazione del servizio erogato dalle aziende del trasporto pubblico locale, anche non di linea, finalizzata alla riduzione e alla soppressione dei servizi in realizzazione di interventi necessari per contenere l’emergenza coronavirus sulla base delle effettive esigenze e al solo fine di assicurare i servizi minimi essenziali».

Sul trasporto ferroviario, quello aereo, marittimo e sulle autostrade potrà invece intervenire il ministro delle infrastrutture. In linea di massima per essere più chiari: il servizio di trasporto pubblico locale si ferma o viene limitato solo se lo decidono le regioni. Restano ovviamente valide tutte le regole già previste domenica sera: per muoversi in macchina servono giustificazioni legate al lavoro o alla salute e serve l’auto certificazione.