“Sono circa duemila, prima erano degli ‘invisibili’, oggi invece sono gli unici visibili nelle strade deserte”. Così Luca Musella, della Comunità di Sant’Egidio descrive gli homeless di Napoli, la cui vita è diventata ancora più difficile al tempo del coronavirus. Italiani rimasti senza nulla, immigrati che avevano piccoli lavori e li hanno persi, anziani se possibile ancora di più abbandonati. Musella insieme agli altri volontari porta loro un pasto la sera, alla stazione di Piazza Garibaldi, nella Galleria Principe, nei parcheggi del Centro Direzionale. “Molti di loro chiedevano l’elemosina – ricorda Musella – altri aiutavano piccoli commercianti a scaricare le forniture, piccole cose che ora non esistono più”. Ma la chiusura della città ha portato via anche piccoli gesti di sostegno: “A Napoli ogni bar, ogni rosticceria, regala un cornetto, un piatto di pasta, anche solo un cappuccino caldo. Ora sono tutti chiusi”, ricorda Musella.