Non si fa altro che parlare di femminicidio. Donne uccise, violentate, stuprate dagli uomini. Tutto giusto, eppure esiste un altro lato della medaglia di cui nessuno sembra essere a conoscenza. Già, perché non solo non esiste un statistica precisa degli uomini vittime di abusi e violenze sessuali da parte delle donne, ma spesso le vittime non hanno nemmeno un luogo dove rivolgersi per denunciarli.
A riporare luce sull vicenda è stato il Tpi, che ha intervistato Patrizia Montalenti, presidente di Ankyra, l’unico centro in Italia che accoglie a Milano uomini vittime di abusi. Dati certi non ci sono, dicevamo, ma nel 2012 Pasquale Giuseppe Macrì, docente di medicina legale dell’Università di Siena, realizzò uno studio dettagliato sugli uomini vittime d violenza. “La ricerca – spiega il Tpi – ha rilevato che oltre 3,8 milioni di uomini, il 18,7 per cento del totale, hanno subito almeno una violenza sessuale a opera di una donna nel corso della vita”.
“Nella maggior parte dei casi – spega Montalenti – gli uomini subiscono violenza fisica a tutti gli effetti. Questa è una cosa che il senso comune non immagina neanche. Io non ho visto un caso in cui non ci fosse anche violenza fisica”. E quando si parla di violenza fisica, ci si riferisce a quella sessuale. Stupri, insomma, realizzati da donne a danni di uomini. “Si sostanzia in modo diverso da quella che subiscono le donne – aggiunge la presdente d Ankyra – È improntata su una sorta di svilimento del maschio, di denigrazione del soggetto. La violenza sessuale può anche manifestarsi dopo la violenza fisica: la donna dopo le percosse può chiedere del sesso all’uomo. In quel caso il rapporto viene vissuto male dal soggetto coinvolto”.
Ovvamente non sempre l’uomo è in grado di ribellarsi. Potrebbe far leva sulla prestanza fisica, ma non sempre è così semplice. “L’uomo si vergogna da morire – aggiunge la Montalenti – come probabilmente negli anni Settanta si vergognavano le donne ad ammettere di essere vittime di maltrattamenti. L’uomo non rivela queste situazioni neanche al suo miglior amico”. E non si ribella perché “non vuole far del male alla sua compagna perché è consapevole della maggiore forza di cui è dotato fisicamente” oltre al fatto che “se dovesse reagire alle violenze, molto probabilmente la partner andrebbe dalle forze dell’ordine e lui non verrebbe creduto”. Quando s fa forza e denuncia, poi, il più delle volte non intende chiudere la relazione, ma cercare un modo per far “curare la fidanzata”.
Eppure le violenze che spesso devono subire sono molteplici e anche gravi. “C’è molta privazione del sonno – spiega l’esperta – Anche quella è una violenza. Se tu mi tieni sveglia tutta la notte a imprecare e a parlare, e lo fai per tre giorni di seguito, comincia a diventare insostenibile”. Poi la volenza psicologica “che riguarda i figli: agli uomini la compagna presenta la minaccia di non farglieli più vedere. Questo è il più classico dei casi”