E’ sempre tempo di testimonianza, di solidarietà e di denuncia quando si discorre di violenza sul sesso femminile. La città di Nocera Inferiore, il 13 dicembre, ha avuto l’onore di ospitare nella sala consiliare comunale Barbara Bartolotti, donna siciliana sopravvissuta all’aggressione ed al tentato omicidio di un collega di lavoro, invaghito segretamente di lei. Da un’esperienza così prossima alla morte nasce “Una storia”, libro in cui la Bartolotti ha racchiuso pezzi di vita vissuta prima e dopo l’evento che l’ha segnata profondamente e che l’ha spinta a dare vita a “Libera di… vivere”, associazione attiva contro la violenza di genere.
Barbara Bartolotti è la protagonista di una storia di disumanità, crudeltà ed ingiustizia, in cui il carnefice , dopo aver tentato di ucciderla con martellate e coltellate, causando la morte del feto che portava in grembo, da fuoco al suo corpo morente. L’incubo di Barbara comincia proprio qui. Sono susseguiti intervenuti chirurgici, mesi in ospedale, riabilitazione fisica e spirituale. Il suo aguzzino, condannato a venticinque anni di carcere, ne ha scontati solo quattro, ai domiciliari e grazie all’indulto, oggi è un uomo libero ed in carriera. A Barbara sono rimaste le cicatrici dell’anima, la rabbia per una giustizia assente e le disabilità fisiche.
Anche se oggi è una donna forte, rinata grazie agli affetti familiari, il dolore è immenso. “Libera di…vivere” è il cuore di Barbara, un’associazione che è attiva contro la violenza sul sesso femminile.
L’incontro si è svolto alla presenza del sindaco Manlio Torquato, dello scrittore Marcello Morgera, particolarmente vicino alla tematica della violenza sulle donne, nonché coautore del libro “Una donna tra due mostri”e di Evelina Diodato, docente di lingua inglese presso l’istituto “R.Caccioppoli” di Scafati. Sono intervenute la psicologa e psicoterapeuta, Carmela Falcone ed il sostituto commissario della lizia di Stato, Lina Pacelli.
( la professoressa Evelina Diodato)
“La storia di Barbara Bartolotti è una storia di forza d’animo. Non si riesce ad immaginare come dopo un’aggressione così brutale che avrebbe quasi sicuramente condotto alla morte, la giustizia italiana abbia concesso che Giuseppe, il suo carnefice, potesse scontare una pena così bassa e rifarsi una vita grazie all’indulto”, ha commentato la professoressa Evelina Diodato, “Questa causa non è solo di Barbara, ma di tutte quelle donne che subiscono abusi e maltrattamenti dai loro partner o che sono vittime di amori patologici. Sostenere l’associazione “Libera di…vivere” significa sposare questo genere di cause”, ha concluso la Diodato.