Questo è quello che resta stamattina de La Pecora Elettrica, a Roma.
Avrebbe dovuto inaugurare domani, per la seconda volta, questa libreria caffetteria antifascista nel cuore di Centocelle, un presidio di libertà e solidarietà, un’icona per chi non si arrende all’odio e ricuce vite e reti sociali nelle nostre periferie. E, per la seconda volta in sei mesi, è stata data alle fiamme da ignoti squadristi. La prima volta era accaduto il 25 aprile, una data simbolo. Ieri notte quel senso di paura, inermità, distruzione che ritorna, brucia tutto quello che incontra: tavoli, sedie, muri, libri. Libri.
Solo ieri hanno intervistato Daniele, il proprietario. “Avete paura?” gli hanno chiesto. E lui ha dato una risposta che oggi suona come un sinistro presagio. “Un po’ di paura c’è, ma cerchiamo di non pensarci. Certo, siamo consapevoli che il territorio sembra fuori controllo. Non sentiamo la presenza delle istituzioni.”
Guardate bene questa foto, quell’insegna bruciata ma ancora viva, scolpitevela in testa. Siamo in guerra. E c’è una cosa di cui i nemici hanno un disperato, tremendo, terrore: la Cultura. I libri. Per questo li bruciano, per questo li distruggono, per paura che possano contagiare la società come un virus.
La Pecora elettrica risorgerà dalle sue ceneri, ancora una volta, fatevene una ragione. Potete anche bruciare un luogo, ma non potrete mai estirpare le idee sulle quali è stato costruito.