E’ stato ridotto allo stato laicale il sacerdote di Casapesenna Michele Barone, attualmente detenuto e sotto processo al tribunale di Santa Maria Capua Vetere per violenza sessuale e lesioni commesse ai danni di tre donne, tra cui una minore di 15 anni, che avrebbero subito gli abusi da don Michele durante riti di esorcismo. Papa Francesco ha apposto la sua firma sul decreto emesso dalla Congregazione per la Dottrina della Fede; il provvedimento, che dispensa Barone dagli obblighi e dagli oneri derivanti dalla sacra ordinazione, è stato notificato all’ormai ex sacerdote dalla diocesi di Aversa. Barone era divenuto noto nel febbraio 2018 quando fu fermato dalla Polizia di Stato all’Aeroporto di Capodichino, insieme ai genitori della vittima minorenne, di ritorno da un viaggio a Cracovia. La Squadra Mobile di Caserta fermò anche un funzionario della Polizia di Stato, fino a qualche giorno prima dirigente del Commissariato di Maddaloni, con l’accusa di aver fatto pressioni sulla sorella della minore affinché ritirasse una denuncia presentata contro il sacerdote; inoltre il poliziotto – secondo i pm – non avrebbe impedito il compimento delle azioni violente commesse da Barone durante i presunti riti di esorcismo. Il funzionario e i due genitori finirono agli arresti domiciliari (sono poi stati scarcerati), Barone in carcere, dove ancora si trova. Per la Procura di Santa Maria Capua Vetere, il sacerdote, ingenerando nelle giovani donne la convinzione di essere possedute dal demonio, avrebbe carpito la loro buona fede e le avrebbe sottoposto a trattamenti disumani e molto lesivi della loro dignità. Nel corso dei quotidiani riti di ‘liberazione e purificazione dell’anima’, le vittime – secondo gli inquirenti – sarebbero state violentemente percosse, ingiuriate brutalmente, minacciate e costrette a subire contro la loro volontà atti sessuali e pratiche particolarmente degradanti per la loro dignità. In alcuni casi, su indicazione del sacerdote, le giovani donne sarebbero state costrette a sospendere i trattamenti farmacologici cui erano in precedenza sottoposte per gravi patologie cui erano affette e, sempre per ordine del prete, avrebbero sospeso la normale alimentazione e si sarebbero nutrite per mesi con flebo di glucosio o con latte e biscotti perché “lo avrebbe detto San Michele”. Il processo iniziò pochi mesi dopo gli arresti; la Corte, su richiesta delle parti, ha disposto che il dibattimento avvenga a porte chiuse.