Il 4 aprile cena evento con menù a base di uova di galline livornesi
Il prossimo 4 aprile alla Locanda del Profeta del quartiere Chiaia di Napoli, ci sarà una cena molto singolare. Alle 20.30, infatti, prenderà corpo un menù tutto dedicato alle uova di gallina. Ed in particolare saranno protagoniste le uova dell’azienda agricola PeppeOvo di Sora, provincia di Frosinone. Un evento che racconta in modo chiaro ed immediato di come si rivela la cucina dello chef Simone Profeta e come essa sappia interpretare piatti raffinati e ragionati anche attraverso i più umili, semplici e popolari ingredienti. Non è un caso infatti che le uova dell’azienda di Giuseppe Lecce, prodotte da 2800 galline di razza livornese che vivono in spazi liberi e naturali e che hanno un alimentazione a base di granaglie studiate per garantire il benessere delle galline e del consumatore finale, diventino grazie alla bravura dello chef Profeta materia prima per i piatti della cena che prevede prelibatezze come la Tartara di manzo con polvere di capperi disidratati, uovo a occhio di bue, salsa al basilico e lamponi, L’Uovo cotto a bassa temperatura con friarielli cucinati in sottovuoto e successivamente flambati, salsa di provola e tartufo nero, i Paccheri saltati in padella nel lardo del guanciale, spuma di uovo, salsa al pecorino, guanciale croccante e pepe di Sarawak ed il Filetto di manzo alla Bismark. Piatti che ben descrivono le tecniche di cucina e cottura e la professionalità dello chef che ha iniziato a lavorare ai fornelli a 16anni e che si è diplomato all’Alberghiero di Vico Equense nel 2008 innamorandosi definitivamente di questa professione. Dopo l’alberghiero inizia a girare per ristoranti e alberghi prestigiosi come il Tiberio Palace di Capri per poi spostarsi all’estero ed immergersi in una realtà molto diversa da quella della cucina mediterranea; ma che lo completerà come chef professionista. Quindi, 5anni fa inizia, insieme al socio Giampiero Persico, l’avventura in prima persona della Locanda del Profeta dove finalmente riesce a mettere in pratica tutta la propria filosofia cucina. Una filosofia che parla il linguaggio della sperimentazione, di nuove tecniche, dell’elaborazione di piatti con più ingredienti, di conoscenza dei vini che lo portano a governare una lista di 300 etichette, di creatività e di rivisitazione della tradizione anche quella della cucina siciliana conosciuta grazie alle origini del padre. Tutto questo bagaglio culturale, arricchito continuamente da aggiornamenti e stage, si trasforma nei piatti del menù che cambia ogni 30 giorni e che prevede pietanze del tipo: Cupola di gamberi blu della Nuova Caledonia con all’interno una tartara di tonno, mozzarella olive verdi ed una riduzione di blu curaçao; Settima profezia che consiste in uno spaghetto alla chitarra saltato in salsa di ostriche su tartara di gamberi rossi; Lo scarpariello fatto con il pomodorino del Piennolo di Giolì, la grana di 36 mesi servito in un cestino di grana e polenta; Linguine alle alghe di gemme del Vesuvio con cozze, vongole, cannolicchi e pesto di pistacchio; lo Stinco di maiale cotto a bassa temperatura per 24 ore o anche la cotoletta ad orecchie di elefante.