Una ventina di chef per ricordare Rita Abagnale. Ma forse ce ne vorrebbero più di cento. Perché i ristoratori, gli chef ed anche tanti semplici buongustai che hanno appreso da Lei la lezione di come mettere al centro della tavola il proprio territorio ed i suoi particolari prodotti ne sono molto di più. Del resto, come tutti i pionieri Abagnale aveva un sogno e per esso lavorava quotidianamente. Il progetto era quello di rendere l’intero mondo del lavoro legato all’enogastronomia cosciente della propria missione attraverso la conoscenza della materia prima e di tutta la filiera produttiva prima che essa finisse sui fornelli. Una nuova consapevolezza che ha saputo mettere insieme il Buono (inteso come genuinità e gusto), il Pulito (inteso come ecologico che non offende la natura) ed il Giusto ( inteso come giusto prezzo per i produttori agricoli e come rispetto dei diritti per tali lavoratori). E’ ovvio che stiamo parlando della filosofia che sta alla base dello Slow Food, il movimento creato da Carlo Petrini nel 1986 e divenuto già nel 1989 un organismo internazionale con iscritti in ogni parte del mondo, soprattutto nelle regioni agricole più povere che grazie ad esso sono state rivalutate con i loro pregiati prodotti che stavano per scomparire. E Rita Abagnale, di questa organizzazione, è stata una convinta militante della prima ora. Una pasionaria che ha sposato con intensa passione le tesi rivoluzionarie del movimento di Petrini. Si perché nel pieno degli anni 80, tra farfalle con panna e salmone e scimmiottamento della novelle cuisine francese, era da veri rivoluzionari parlare di territorio, di vitigni autoctoni, di prodotti tipici, di agricoltura pulita, di olio extravergine di oliva e di piatti della tradizione. Abagnale che è arrivata ai vertici sia regionali che nazionali dello Slow Food, diventando una stimata amica personale del fondatore, ha saputo mettere in pratica la sua missione di divulgatrice organizzando centinaia di lezioni ( Master Slow Food) per gli addetti ai lavori e per i semplici appassionati. Birra, vino, verdure, pasta, pesce azzurro, olio di oliva ed altro sono stato oggetto delle lezioni e dei laboratori del gusto. Mentre tanti prodotti avviati all’oblio (come il carciofo di Schito) sono stati rivalutati grazie Prèsidi a cui Abagnale ha collaborato con la Condotta Penisola Sorrentina e Capri che ha diretto per molti anni. Poi è arrivato l’incarico di creare una rete di cuochi che avesse un rapporto diretto con i produttori agricoli, i cosiddetti Cuochi dell’Alleanza e Abagnale ci stava lavorando duramente quando un male improvviso l’ha strappata, un anno fa, alla sua famiglia, allo Slow Food ed ai tantissimi amici che avevano imparato ad apprezzarla. Per ricordala nel migliore dei modi, cioè come avrebbe fatto Lei, lo Slow Food regionale ha organizzato una cena di beneficenza all’Hotel dei Congressi di Castellammare di Stabia, sua città adottiva. Alle ore 19 del 9 gennaio ci sarà una breve commemorazione con una targa ricordo a cura del pastificio De Martino di Gragnano. Poi la parola passerà agli chef e pizzaioli che hanno conosciuto Abagnale grazie a i Cuochi dell’Alleanza. Il ricavato della cena, costo 30euro, sarà devoluto all’ambulatorio di nutrizione dell’ospedale di Pagani.