E’ arrivato il tempo delle mele, preziose compagne a tavola

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 Anche le annurche campane Igp, salutari e leggere, sono una vera manna per l’alimentazione umana

Una mela al giorno toglie il medico di torno, recita il vecchio detto per spiegare in modo inequivocabile che stiamo parlando di uno degli alimenti più salutari che ci siano. Un frutto che non ha controindicazioni e che con le sue proprietà organolettiche è fonte di benessere e leggerezza. Ma tra i pregi c’è anche il sapore e la bontà che la pongono tra la frutta più usata del pianeta. Del resto il suo destino è legato a quello del mondo sin dalle origini. Per la religione, infatti, è stato il frutto proibito che ha messo nei guai Adamo ed Eva ed il resto dell’umanità. Per il mito greco, invece, è stato il pomo della discordia che ha scatenato la guerra di Troia. Ma, la mela ce la ritroviamo compagna di avventura lungo tutta la storia dell’umanità, da Guglielmo Tell, l’arciere svizzero, che la usa come bersaglio sulla testa di suo figlio all’etichetta della casa discografica dei Beatles, l’ Apple Record. Dalla favola di Biancaneve che cade addormentata mordendo la mela avvelenata dalla strega cattiva, fino al simbolo di una delle metropoli più affascinanti del mondo, New York detta appunto la grande mela. Originaria dell’Asia centrale la sua presenza risalirebbe addirittura al neolitico dove nell’Europa centrale già si consumavano mele selvatiche. Della coltivazione, invece, si hanno tracce antichissime e dai greci in poi le ritroviamo in raffigurazioni ed affreschi di vita quotidiana a testimonianza della suo uso e della sua produzione. Oggi si contano migliaia di varietà nel mondo intero con quasi un centinaio di milioni di tonnellate prodotte tra cui due milioni e mezzo realizzate in Italia che si pone al sesto posto. Il Trentino, la Val d’Aosta, il Piemonte ed il Veneto hanno il primato in Italia per produzione e varietà ed hanno alcuni ecotipi che hanno guadagnato il marchio di tutela Igp come la Rossa di Cuneo, quella del Tirolo o Alto Adige, quella della Valtellina ed infine quella della Valle di Non (renetta, melinda ecc.) che è l’unica ad avere il marchio Dop. Al sud, invece, la sola ad avere l’Indicazione Geografica Protetta è la mela annurca della Campania che è una delle varietà italiane di melo più conosciute e più apprezzate in assoluto dai consumatori.  infatti, l’annurca è conosciuta sin dai tempi degli antichi romani e da allora è stimata  soprattutto per la spiccata qualità dei suoi frutti, dalla polpa croccante, compatta, bianca, gradevolmente acidula e succosa, con aroma caratteristico e profumo finissimo, insomma una  vera delizia per gli intenditori. Il frutto è medio-piccolo, di forma appiattita-rotondeggiante, leggermente asimmetrica, con picciolo corto e debole. La buccia, liscia, cerosa, mediamente rugginosa nella cavità peduncolare, è di colore giallo-verde, con striature di rosso su circa il 70% della superficie a completa maturazione ed una sua particolare caratteristica è l’arrossamento a terra delle mele nei cosiddetti “melai”. La “Melannurca Campana” Igp è altamente nutritiva per l’alto contenuto in vitamine (B1, B2, PP e C) e minerali (potassio, ferro, fosforo, manganese), ricca di fibre, regola le funzioni intestinali, è diuretica, particolarmente adatta ai bambini ed agli anziani, è indicata spesso nelle diete ai malati e in particolare ai diabetici. Una ricerca dell’Università di Napoli Federico II ha dimostrato che la mela annurca dimezza i danni ossidativi alle cellule epiteliali gastriche ed ha una azione gastro-protettiva. In cucina si presta a tante preparazioni, a partire da quello di ingrediente di profumate tartare di pesce o da accompagnamento a piatti di carne. Il suo uso varia dai succhi ai  liquori fino ai dolci come le crostate ed i tortini, ma anche protagonista delle tradizionali “mele cotte” al forno.