Siamo soliti lamentarci di quanto l’avanguardia oggi non sia un attributo connaturato al meridione d’Italia; che, se mai sono esistite, le “età dell’oro sono finite”. Però, quando una scuola di un paese del vesuviano sceglie di proporre ai propri studenti l’incontro con un personaggio-simbolo della cultura di una nazione, vuol dire che crede a quanto il contatto con il valore della Personalità possa infondere un’energia nuova verso vette più alte. E’ un complesso di percezioni che Thomas Mann esprime al meglio nel saggio “Goethe e Tolstoij”:-“ ‘Personalità’ è una definizione di ripiego per qualcosa che in fondo si sottrae a essere definito e nominato. La personalità non ha direttamente a che fare con lo spirito e la cultura: con questo concetto ci troviamo al di là del mistico e dell’elementare, nella sfera naturale”. Ancora, in un dialogo tra il giovane Hans Castorp e il pedagogo Settembrini de “La montagna incantata”:-“Il corpo si converte in spirito e viceversa, l’uno e l’altro non si distinguono più, eppure l’effetto esiste, è l’elemento dinamico e noi veniamo messi nel sacco ”. È il
caso di Eva Cantarella, che trasmette, come qualsiasi altro grande artista- sia esso della parola, della musica o di qualunque altro genere- il senso della semplicità: la tecnica e la profondità degli studi diventano così connaturate alla persona da essere le una l’espressione dell’altra; da ciò la spontaneità nello svolgimento di argomenti pur complessi, come la posizione della donna nella società di ieri e di oggi e l’attribuzione dello statuto di eroina per l’antichità e la contemporaneità.
L’incontro con la Cantarella non è stato il solito monologo dell’ospite d’onore che nell’immaginario collettivo, fatto il suo, se ne va schermato dalle guardie del corpo. A un certo punto, il pomeriggio si è trasformato in un duetto tra le questioni che gli studenti hanno posto alla professoressa e le sue risposte. Infatti, ad introdurla sono state proprio due tra le insegnanti che hanno curato nelle classi il progetto di lettura dei suoi libri: Rosa Cianciulli e Rita Del Giudice. La ricchezza di spunti offerta dagli allievi ha spinto più volte la Cantarella a complimentarsi per la perspicacia degli interrogativi. Alcuni dei temi su cui si è appuntata l’attenzione dei ragazzi sono stati: il ruolo di Ulisse come eroe moderno, l’ambiguità della figura di Elena, la possibilità di una Medea ai giorni nostri, l’esperienza del femminismo, la supposta astuzia di Penelope verso i proci e le reintrepretazioni del mito antico negli autori delle letterature successive (come Joyce e Garcia Lorca). La varietà delle domande e la multiformità delle risposte si sono segnalate come un’esortazione più generale: non bisogna aspettare l’università per capire quanto lo studio sia materia plasmabile, anfibia, che da un filo si parte per raccoglierne tanti altri intrecciati tra loro: il lavoro intellettuale può e deve essere costruito a partire dalla scuola, quando questa non si limita ad essere “scolastica”.
Due le donne-icona prese in esame dalla Cantarella. L’eroina di ieri, Alcesti: nella mentalità greca la donna è dotata di metis (senno), ma non di logos come facoltà di riflessione al di sopra della pratica in cui ella porta al massimo la propria virtù, la domesticità; tanto che il suo culmine, l’eroismo, sta nel sacrificarsi per il marito. L’eroina-icona di oggi, Simone De Beauvoir: con il libro “Il secondo sesso” e l’esempio della propria vita privata ha affermato che “donne si diventa”, con potenzialità biologiche, sociali, politiche, peculiari e tutte da sviluppare. E ai giorni nostri? Per la Cantarella non ci sono dubbi:-“Non bisogna star lì a lamentarsi delle discriminazioni, significherebbe ammettere una sconfitta. Una persona non dovrebbe avere bisogno di un genere alle spalle per affermare il proprio valore. Il femminismo era nato per affermare dei diritti, non per fare la guerra agli uomini, invece ciò a cui credo oggi ci stiano portando è una guerra tra sessi, maschi contro femmine. E la cosa m’inquieta non poco”. La guerra è il contrario di un sano conflitto. Insomma, partendo dalle modalità dei greci di nominare i diversi tipi di amore, la Cantarella sembra auspicare che filìa (amicizia) ed eros (passione) non siano più solo due possibilità di convivenza di una coppia nel mondo antico, ma diventino alternative libere, universali, di una ricostituita corrispondenza tra i sessi.