Versatili, delicate, salutari e gustose. Tanti aggettivi per definire le alici; ma mai troppi. Perché il prelibato e pregiato pesce azzurro si presta a tante preparazioni che dal crudo fino alle conserve sono entrate a pieno titolo nella nostra tradizione gastronomica. Sotto sale, da dove si riutilizza la loro colatura, o come crema, la cosiddetta pasta d’acciughe, già valgono un patrimonio di idee per il loro molteplice utilizzo in cucina. Poi c’è la versione fresca che in Campania finisce per lo più fritta. Anche se in vari e fantasiosi modi. Semplicemente fritta per intera con sale e pepe, oppure spinata e passata nell’uovo e farina nella sua versione “dorata e fritta” o ancora imbottita di ricotta o provola e poi fritta. Tre versioni molto diffuse nella nostra regione che vedono la cucina del litorale, che parte dall’alto casertano fino all’estremo Cilento, piena di ricette dedicate alla regina del pesce azzurro che in quanto tale è ricca sostanze benefiche per l’organismo. Tra i piatti più
tradizionali preparati con le alici c’è anche la tortiera, una cottura in padella con aglio, olio, aceto e foglie di menta. Ma ci sono anche versioni con pomodori e vere proprie zuppe di alici con pomodori e cipolle. Poi ci sono i primi che la vedono utilizzata sia come acciuga che fresca. Gli spaghetti con le alici fresche e pomodorini, per esempio, sono un vero e proprio cavallo di battaglia della cucina costiera. Infine ci sono le alici marinate che celebrano il loro utilizzo da crude. Cotte nel solo aceto o limone vengono poi condite con olio e peperoncino nella loro versione più classica. In questo periodo sono tra i pesci da preferire sia per rispettare il fermo biologico imposto per le altre specie e sia perché nei mesi invernali il Mediterraneo continua ad esserne pieno. Al ristorante la Basilica di Sorrento le propongono in tanti piatti a cominciare dal crudo. Un vero e proprio sushi Mediterraneo con le alici marinate per pochi minuti negli agrumi sorrentini e poi servite su un letto di insalata e frutta tagliata sottilissima, scaglie di cipolla di Tropea e capperi. Un trionfo di leggerezza dove il sapore del mare è messo in evidenza dalla delicatezza degli altri ingredienti. Ma fa la sua bella figura anche come ingrediente dell’ottima scarola imbottita che viene servita ai tavoli della Basilica in questi giorni. Poi la si può trovare in vari primi da fresca e come acciuga in una saporosa “puttanesca” con pomodori, capperi e olive nere di Gaeta. Infine fa mostra di se nelle fritture miste o ancora meglio come protagonista assoluta nella versione dorata e fritta. Nelle foto, il patron Paolo Esposito con Lucia ed un’altra ragazza addetta alla sala. La chef de rang Rossana che serve le alici crude. Le alici dorate e fritte e le pappardelle alla puttanesca con le acciughe.