Da classica festa in famiglia a tavolata al ristorate. Ma rigorosamente con i piatti della tradizione
Il Natale a tavola resta forse l’unica festa ad aver conservato intatto tutto il suo fascino e richiamo gastronomico. Il lunghissimo elenco di dolci e di piatti che arrivano direttamente da un’antica e radicata tradizione resistono in tutta la regione alle mode che riescono a condizionare altri periodi dell’anno. Come dire che senza insalata di rinforzo, baccalà, carciofi, brodo di gallina, capitone, vongole, minestra maritata, struffoli, roccocò, noci, susamielli e via elencando non può esserci Natale a tavola in Campania. Anche se il Natale, nella nostra regione, nasce povero. Il grande patrimonio gastronomico che passa per tantissime pietanze popolari è infatti figlio dei prodotti semplici di una terra che da sempre ha saputo fare della fantasia uno degli ingredienti essenziali della propria cucina. Broccoli, cavoli e scarole sono umili verdure invernali che da prodotti poveri sono diventati elementi di sontuosi piatti del 24 e del 25 dicembre. Basti pensare alla principesca “Pizza di scarole” che accompagna da sempre la vigilia del Natale nelle nostre zone. O alla famosissima insalata di rinforzo che ha per protagonista il cavolo. Così il baccalà o il capitone che in questi giorni vivono il loro trionfo a tavola nelle mille sfumature che vanno dall’insalata al fritto, dalla marinatura al sugo. Anche i dolci che partono dall’impasto di nient’altro che acqua e farina diventano i rinomati roccocò o i gustosi struffoli. Ma ai tempi della “società liquida” e di un grande stravolgimento di costumi, anche tutta questa bella tradizione natalizia viene coinvolta. Non nella sostanza e nemmeno nel gusto, Ma semplicemente perché per molti italiani è cambiata l’dea delle feste che vogliono vivere a tutto tondo, senza cucinare a casa e senza la fatica di riassettare. Per cui da alcuni anni il tabù del Natale fuori casa è stato infranto e sempre più persone lo passano ai tavoli dei ristoranti che sempre più numerosi restano aperti. Tra i primi ristoratori, a fare questa scelta c’è Paolo Esposito che con la sua Basilica di Sorrento è aperto sia il 24 che il 25 con un ricchissimo buffet ed un menù con tutti i classici piatti della tradizione della vigilia e del Natale. Mentre il ristorante da Filippo, sempre di Sorrento, aperto solo il 25 propone un altro dei più tradizionali piatti “Il raviolo in brodo di gallina” oltre ovviamente alla minestra maritata ed agli invitanti struffoli della cuoca Maria Maresca. Al Grand Hotel Excelsior di piazza Tasso di Sorrento, invece, ci sono due menù stellati dello chef Antonino Montefusco sia per la vigilia che
per il pranzo del 25 dove spiccano la Minestra maritata, il Sartù di riso ed un Cremoso al cioccolato bianco, pepe e sorbetto di mandarino. A Vico Equense invece per la giornata del 25 il Cellaio di don Gennaro mette in tavola anche i “Cannelloni alla sorrentina” e un particolare “Spezzatino di vitello alla birra”. A Salerno centro l’antica trattoria Il Vicolo della neve non è aperto il 24 e 25 ma nei giorni di festa il patron Matteo Bonavita propone una superba e tradizionalissima “Scarola imbottita”. E’ il ristorante Nonna Sceppa di Paestum, uno dei templi della cucina campana, a stare aperto la sola sera del 24 con un menù che mette insieme la grande tradizione ed una intelligente rivisitazione che le cuoche della famiglia Chiumiento hanno tradotto in piatti come il “Capitone in carpione con balsamico e mentuccia” gli “Spaghettoni di Gragnano con datterini gialli, baccalà e pan tostato profumato al limone”, gli “Sconcigli con polenta” o gli imperdibili “Involtini di trippa di stoccafisso”. A Cava de Tirreni lo chef Gioacchino Attianese del ristorante Casa Rispoli per il pranzo del 25 propone un invitante menù con la “minestra maritata”, il “Carciofo, pane, salsiccia e patate” ed il “Sartù di Riso alla genovese”