Il prelibato tubero gourmet interpretato dai piatti della cuoca Maria Consiglia Cannavacciuolo
Se l’agriturismo si veste di fascino e raffinatezza il risultato è tutto da gustare. Panorama, tipicità gastronomiche, natura, giardini fioriti, eleganti locali, piatti della tradizione, cura del servizio in sala e prodotti freschi dell’orto sono gli ingredienti principali che fanno di Villa Palmentiello, che si trova sulle colline di Sant’Antonio Abate, ma nel comune di Casola, un interessante realtà nel panorama degli agriturismi italiani. Tanto è vero che è tra le poche strutture di questo genere che si presta a cerimonie ed eventi di classe. Eppure l’agriturismo nasce dal semplice e umile desiderio di Agostino Polese di ritornare alle proprie origini contadine acquistando una vecchia casa di campagna dove da piccolo trascorreva il tempo libero. Dove ha iniziato ad apprezzare i veri valori della vita come il rispetto per la natura e le sue bontà. E dove ha sentito per la prima volta il profumo del mosto che fuoriusciva dalle grosse vasche che usavano i vignaioli di allora e che si chiamavano appunto Palmenti. Ecco nasce tutto da li, da quel richiamo sentito da Agostino Polese e poi coltivato con tenacia da suo figlio Ciro. Con l’impegno di Ciro nell’attività di famiglia il locale ispirato ai classici toni rustici degli agriturismi ha cambiato vestito per diventare sempre di più un accattivante location che riesce a mettere insieme la bellezza del paesaggio con la cura dell’arredamento. E di conseguenza anche la cucina ha cambiato registro per proporre intriganti rivisitazioni della tradizione contadina e marinara. Infatti, il menù, sempre più interessante, è eseguito senza sbavature dalla stessa madre di Ciro, la brava cuoca Maria Consiglia Cannavacciuolo. Un menù che riesce a mettere insieme la genuinità dei prodotti con la fantasia, la semplicità con la bontà e la tradizione con golose novità. Comunque l’intero menù fa la spesa a km zero, innanzitutto negli orti dell’agriturismo che si estende, con le sue camere e la piscina, per mezza panoramica collina. Poi ci sono i latticini freschi ed il provolone del Monaco che arrivano dai caseifici dei suggestivi comuni Monti Lattari, il pesce fresco della Marina di Castellammare e la carne, maiale, manzo e pollame, prodotta nella struttura. Sottolineando che tutto è condizionato dagli ortaggi e dalle verdure che fanno da filo conduttore ai piatti colorandoli delle mille sfumature che regala la natura del posto. Anche i dolci che spesso terminano con le Graffette con crema e amarena fritte al momento e la carta dei vini si fanno notare e vanno oltre gli elementi classici del semplice agriturismo. Come vanno oltre le belle serate a tema che la struttura organizza, ospitando mensilmente un prodotto ed un vino diverso. Venerdì 17 novembre il protagonista della cena sarà il tartufo bianco, una delle eccellenze della gastronomia italiana che trova il suo posto d’elezione in Piemonte, precisamente ad Alba; ma che con perizia e pazienza si può trovare anche sui monti del sud. E sarà proprio questo tubero ritenuto una delle raffinatezze più gourmet che il sottobosco d’autunno ci regala ad essere declinato, con il suo intenso profumo, nell’antipasto, primo e secondo piatto dalla bravura della cuoca. Le creazioni inedite che arriveranno in tavola grazie al servizio attento diretto dai maitre Ciro D’Auria e Catello D’Auria vedranno l’abbinamento ai vini trentini dell’azienda Pojer e Sandri. Insomma, tra serate a tema, menù, prodotti di qualità ed ambienti curati, Ciro Polese è riuscito a creare una struttura ed offerta enogastronomica che sa avere molte anime. Sa essere al tempo stesso semplice e ricercata, genuina e curata, contadina ed elegante. Termini che non si contraddicono. Anzi si completano in un contesto che ha la consapevolezza di essere un vero agriturismo di charme.