“Indivisibili” al Castello Mediceo. L’ “Estate medicea” riparte alla presenza di Edoardo De Angelis.

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La pellicola-evento del 2016, pluripremiata ai David di Donatello, sbarca a Ottaviano con la presenza stessa dell’autore. “Indivisibili” sarà proiettato al Palazzo mediceo venerdì alle ore 20:15, ospite il regista Edoardo de Angelis che ne discuterà con il pubblico. L’ “Estate medicea” riparte alla grande, dopo le esibizioni della compagnia NEST con Francesco Di Leva; di Massimiliano e Gianfranco Gallo con “I sette vizi napoletani”. Seguirà il 10 la proiezione di “Vieni a vivere a Napoli”, film a episodi per la regia di Francesco Prisco, Guido Lombardi e lo stesso De Angelis.

 

“Indivisibili” segna un tratto straordinario nella proposta della tematica sociale in Italia: la scelta di non cercare la vittoria facile nel racconto dell’immigrato, del povero, dell’emarginato etc., personaggi marchiati ormai come“tipi”, non per colpa loro ma perché raccontati sempre come tali. De Angelis ha frugato e colpito nella melma della biologia e dell’evoluzione, non dando fondo alla solita figura del malato, di cui soprattutto la fiction Rai ha ampiamente banalizzato la portata. No, le gemelle siamesi sono rappresentate come un corpo pienamente vivente, con tutti gli istinti e le tensioni tipiche, dal sesso alla voglia di libertà.

 

La vita di Viola e Dasy è isolata da qualunque tipo di spazio cittadino, è la periferia della civiltà, vivono vicino a una spiaggia fuori mano, con una famiglia sulle spalle: loro portano i soldi, sono il “fenomeno”. Ma la “distanza dalla civiltà” è un’illusione, il loro ambiente non è contrapposto al mondo che le circonda, ne è una diretta conseguenza: è così lontano lo sfruttamento delle siamesi da una società in grado di partorire un prodotto come “Braccialetti rossi”? Che sfrutta un’immagine comoda quanto spettacolare del deforme/malato per fare share. Quanto è fuori da un senso comune alla “Braccialetti” il preconcetto bigotto e superstizioso della malattia: il compatimento del diverso, il quale presto diventa in odore di santità? Si vedrà come tutto ciò si volge per le sorelle…

 

Il lavoro di De Angelis si può paragonare allo scandaglio che di Napoli nel teatro hanno fatto Moscato con “Scannasurece” o Ruccello con “Le cinque rose di Jennifer”: andarsi a prendere l’inesplorato di Napoli, dove la città c’è proprio perché nessuno scorcio di cartolina c’è, nemmeno le canzoni classiche né i detti di Pulcinella, perciò dal film si può partire per riflettere a livello molto più ampio, direi universale, sui tabù che tutti sappiamo ma ancora non ci diciamo per buonsenso borghese, intenzione chiara fin dalla prima scena dirompente tra le gemelle… Parte integrante di questa volontà del film è il perno fondamentale del “ritmo”: basti far notare (come si vede a un certo punto nel video di backstage in allegato), che un’indicazione chiave di De Angelis agli attori è di non dimenticare il “beat”, il battito cardiaco della scena.

 

“Indivisibili”. In fondo, dai Greci che parlano di androgino, prima idea nella Storia a concepire l’uomo fatto di parti spirituali, al Novecento che con Freud scopre i vari livelli psichici, non si smentiscono mai nei secoli tutte le affermazioni sulla natura composita dell’essere umano in sé. “Indivisibili”, appunto: che sia un “due in uno” o un “uno in due” è una sfumatura, nessuno può chiamarsi fuori dal giro.