Il diario di un avventura golosa: Il secondo giorno al Safari Ischia di Giuseppe Guida inviato speciale di Obiettivo Notizie

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Ieri e’ stato il primo giorno della grande festa enogastronomica dedicata ai sapori della cucina italiana con centinaia tra chef stellati, pizzaioli e pasticceri. 

Si sente parlare di circa 100 chef, 100 artisti che faranno sfilare le proprie creazioni alla festa di stasera, dalle ore 19:30. Lo stupendo parco termale Negombo, oltre a rivitalizzare anima e corpo grazie alle sue acque benefiche, stasera donerà benessere anche alle papille gustative dei visitatori. Facendo un rapido calcolo e considerando, per arbitraria approssimazione, di voler dedicare 6 minuti ad ogni Chef (che nessuno se ne risenta…qua il tempo è

sdr

prezioso!), riuscirei a provarli tutti in circa 10h. Aggiungendo che non sarebbe una cattiva idea accompagnare il tutto a qualche prodotto delle oltre 50 case vinicole vinicole, qualcosa mi distoglie da intraprendere questa strada. Non rimane che improvvisare una pre-selezione. La tempistica d’arrivo pare supportare la mia strategia. Riesco ad entrare relativamente presto, ciò mi permette un primo giro di ricognizione e conseguente screening. Dopo aver velocemente salutato e riverito importanti personalità, ho già le idee piú chiare: andrò a caso! Difficile elencare tutto quello che ho provato, dato che ho messo animo e corpo (più corpo, forse) in questa impresa. Ma alcune delizie non possono rimanere nell’anonimato.

Iniziamo dai padroni di casa. Nino di Costanzo e la sua brigata propongono un duetto di raviolo al coniglio e tortello ai porcini con fonduta di provola affumicata, entrambi un’esplosione unica di sapori autentici. Pasquale Palamaro invece si sdoppia: gioco ben riuscito la piadina con cocktail di cozze, scarola riccia e salsa bernese; sapiente accostamento inaspettato invece nelle lumachine cacio e pepe (con ricotta di bufala stagionata), canocchie e friarielli. La compagine ischitana è comprensibilmente forte, e tra i prodotti più rivalutati c’è il fagiolo zampognaro, di recente di nuovo fortemente alla ribalta. Due buone interpretazioni del prodotto vengono da Ferdinando De Angelis, con pasta, crema di fagioli e cozze, e da Agostino d’Ambra, che propone una scarola “mbuttunata” di fagioli con salsa agli agrumi e capperi. Attraversando il golfo di Napoli, trovo con piacere la bravissima Faby Scarica, che propone una candela fritta ripiena di ragù alla genovese, davvero squisita! Un’altra istituzione della cucina italiana, Il Luogo di Aimo e Nadia, da Milano, stavolta “gioca facile”: lo chef Fabio Pisani propone infatti un classico risotto carnaroli con zafferano abruzzese e riduzione di ossobuco di Fassona. Si, va bene, si può inizialmente pensare ad una banalità, ma il risotto è semplicemente divino…i chicchi di riso si sgranano piacevolmente in bocca, i sapori trionfano tutti singolarmente…davvero fantastico.

Un dolce? Chiaramente si. Qui, sinceramente, il livello si abbassa un po’. Si sa, la pasticceria è arte e scienza allo stesso tempo, e stasera trovo pochi interpreti completi. Per fortuna ci sono le eccezioni. Primo fra tutti il giovanissimo Aniello Iervolino, primo pasticciere del ristorante Indaco, vulcanico come la sua isola d’origine. La sua creazione è emozionante, il “ricordo della nonna” riproduce, con perizia tecnica ammirevole, una Rossana, la caramella che tutti noi da piccoli abbiamo sempre ricevuto. “Mangiala con le mani”, mi suggerisce, e in un tratto torno bambino. Affianco a lui, Angelo Mattia Tramontano e Nino di Costanzo propongono la zeppola fritta in due varianti, tradizionale con crema e amarene, rivisitata con crema alla pastiera: spettacolari. Un’altra tentazione ad alto tasso glicemico è dietro l’angolo: Mario Mandaro rielabora alla perfezione la melanzana al cioccolato, non posso resistere. A chiudere la pasticceria Calese, ormai parte della storia di Ischia, con la sua pasticceria assortita.

Non ho fatto menzione dei vini? Anche qui tanta scelta. Io mi sono limitato ad una tradizionale sequenza ascendente, a partire dall’ottima annata 2016 del Biancolella di Cenatiempo, ad onorare l’isola, proseguendo con il blasone di Frescobaldi, che omaggia tutti noi con una particolare selezione del già divino Pomino Bianco, cioè la sua riserva del 2015, il Benefizio, finendo con l’altra faccia della medaglia ischitana, il Piedirosso (o meglio, Per’ e’ Palummo) di Cenatiempo, annata 2016. La festa finisce qui? Chiaramente no. Date solo tempo ai tanti giovani cuochi di rassettare le loro postazioni ed ecco che si uniscono alle danze nel centro dell’arena, dove nel frattempo la musica ha subito un incalzante cambio di registro, aumentando decibel e battiti cardiaci. Si, questa festa se la sono meritata decisamente tutta

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