Con lo chef Di Vuolo della Caletta dell’Hotel Scrajo Terme vincono i sapori

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Squadra vincente non si cambia. Soprattutto se a vincere sono i sapori. Ormai la brigata e la cucina  del ristorante “La Caletta” dell’Hotel Scrajo Terme, Vico Equense, sono una formula collaudata e vincente. A capo continua ad esserci lo chef Danilo Di Vuolo che con quest’ultima esperienza si consacra tra gli chef più interessanti del panorama regionale. La stella(della guida Michelin) conquistata qualche anno fa in un’altra struttura non ha mai condizionato il lavoro dello chef che a 37anni ha raggiunto la maturità e la serenità di chi ha in mano il proprio mestiere ed il proprio destino. La sua cucina continua da essere con molta coerenza, l’evoluzione del suo sapere e della sua impronta iniziale: quella del giovane professore di cucina all’alberghiero che si guardava intorno per capire come andava il mondo e la voglia si stare a tavola. Allora si parlava di cucina molecolare ed a dettare legge a livello planetario erano i piatti di Adrià Ferran, chef pluridecorato del ristorante El Bulli in Spagna. Un intera generazione di chef guardava, affascinata, al modello spagnolo come quello più adatto ed invitante per il futuro. Invece Di Vuolo proprio in quegli anni fa la scelta di guardare con maggiore interesse alla tradizione gastronomica della terra d’origine per poi dargli la propria chiave di lettura. Senza eccessi. Una rivisitazione leggera e gustosa al tempo stesso sono stati gli ingredienti della cucina dello chef Di Vuolo che ha fatto nascere piatti come lo “Scampo arrosto accompagnato da un cannoletto di pane ripieno di parmigiana di melanzane e salsa di acciughe”. Questo piatto, che giù alla Caletta viene servito come bocconcino di benvenuto, racchiude tutta la sua filosofia ed il suo modo di proporre la tradizione mediterranea. E questo vale anche per gli “Spaghetti aglio, olio, pomodorini e crudo di seppioline” che ben raccontano l’dea di cucina dello chef. Ma qui, dove si cena con il golfo di Napoli sotto gli occhi, tutti i piatti hanno qualcosa da dire sul carattere e sulla bravura dello chef:  come i “Calamaretti ripieni di patate e provola con cialda del suo nero”, il “Polpo alla brace su gazpacho” o il “Risotto con pomodorini gialli, zucchero, cozze e briciole croccanti di pane” che suona come una vera e propria invenzione dal sapore inedito. I piatti sono tutti impostati in questo modo, dagli antipasti fino ai dolci che cura personalmente lo chef. Mentre il servizio in sala diretto dal maitre Andrea Verde completa, con il panorama, un offerta che va oltre la mediocrità di chi vuole imitare e conferma la crescita di una squadra vincente.

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