Greco di Tufo DOCG, Fonzone Caccese, 2011
Dopo settimane trascorse a cercar di capire qualcosa in più sui vini calabresi, arriva la serata in cui hai voglia di qualcosa di “tuo”, della tua regione. È così che ti dirigi in cantina col pallino di stappare qualche bottiglia lasciata nel dimenticatoio, di cui avevi prospettato una certa evoluzione, dalla quale aspetti risposte a quelli che erano stati i tuoi pronostici. L’attenzione è caduta su una bottiglia di Greco di Tufo di Fonzone Caccese targata 2011. Le positivissime impressioni di fine estate 2012 mi indussero a conservarne alcune bottiglie da provare a distanza di 4/5 anni almeno, e così è stato. Avendo avuto modo di parlare in precedenza dell’azienda Fonzone ed in particolare del Fiano Sequoia 2013, vi rimando al seguente link per informazioni e curiosità sul profilo aziendale: http://www.obiettivonotizie.it/2016/04/i-vini-di-indovino-il-sommelier-recensisce-il-fiano-di-paternopoli/
Veniamo dunque all’assaggio ed a quelle che sono state le conferme nel calice! La conferma di un’Azienda e di un enologo ed agronomo (Arturo Erbaggio) che hanno voglia di fare bene, la conferma di un vino che ha mantenuto il patto col tempo durante il quale ho semplicemente cercato di conservarlo nel migliore dei modi e resistito alla tentazione di aprirlo. Solo acciaio per questo Greco da vigne di Santa Paolina, che solitamente completa la sua maturazione in acciaio a contatto con le fecce fini per circa 5 mesi prima dell’imbottigliamento e della commercializzazione. Sono 5 gli anni di evoluzione in bottiglia che gli hanno regalato la compiutezza, la massima espressione e grado di apprezzamento. Alla vista affascina per la sua vivida veste oro, che trova riscontro all’olfatto in note di nespola e papaya mature, di gelèe all’arancia, di fiori di ginestra e finocchietto selvatico leggermente appassiti, in note minerali di zolfo e polvere pirica. Il sorso è d’impatto, secco, avvolge piacevolmente il palato facendo leva su una buona dose di acidità ed una sapidità che inizia a prendere il sopravvento senza pregiudicarne l’equilibrio gustativo. Appaga infine la chiusura di bocca, lunga e coerente nei rimandi fruttati e minerali. La progressione nel calice è iniziata dopo mezz’ora dall’apertura, con una temperatura di servizio che si è rivelata ottimale intorno ai 12°C. Personalmente ne consiglierei l’abbinamento ad un San Pietro al forno, con Patate, Capperi ed Olive nere. Rubrica a cura di Antonio Indovino, Sommelier dello Yacht Club di Marina di Stabia,
Responsabile del GDS AIS Penisola Sorrentina.