Se la burocrazia non ha gusto: lo strano caso del ristorante La Basilica di Sorrento

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la mousse al cioccolato del ristorante La Basilica di Sorrento

La burocrazia non ha gusto. E’ una macchina asettica senza palato. Una macchina anonima nascosta dietro le istanze in marca da bollo. Una macchina senza emozioni che si muove, in nome e per conto delle pubbliche istituzioni, come un automa cercando di far rispettare leggi e leggine, codici  e norme, articoli  e capoversi in modo impersonale. Senza tenere conto delle conseguenze, anche gravi, legate ad una decisione che può sembrare la semplice applicazione di una normativa. E’ così che succede che a Sorrento nel pieno della stagione turistica ad uno dei più rinomati ed apprezzati ristoranti  gli viene intimato di togliere i tavolini all’aperto adiacenti alla propria struttura e gli vengono inflitti alcuni giorni di chiusura. Il ristorante è “La Basilica” di Paolo Esposito, uno dei più prestigiosi ristoratori che dirige anche il famosissimo ristorante-museo Caruso.  (nella foto in alto uno dei dolci della rinomata pasticceria del ristorante).

Paolo Esposito patron della Basilica e del ristorante museo Caruso

A parte il fatto che Esposito, in 50anni di carriera, ha fatto la storia della ristorazione sorrentina avviando una rivoluzione epocale con la scelta di menù e carte dei vini di alto profilo enogastronomico. Con la scelta di portare una cucina di eccellenza nel cuore della Sorrento turistica che allora si muoveva su un profilo molto basso e proponeva una cucina mortificata da piatti scadenti e ripetitivi. Fu un esempio per tanti che da oltre un ventennio hanno avviato molti locali impostati come il suo. Ma qui preme raccontare delle conseguenze negative se alla fine i posti all’aperto verranno ridotti in favore di un altro ristorantino che ha fatto ricorso al Tar pretendendo lo stesso diritto di chi è sul posto da almeno dieci anni prima. La prima conseguenza potrebbe essere la riduzione del personale da parte di Esposito che perdendo coperti non potrebbe garantire più il mantenimento di uno staff che tra brigata di cucina e sala a pieno regime sfiora le 40unità. La seconda sarebbe la perdita di un pezzo di storia di quella stradina. Prima che Esposito chiedesse l’autorizzazione e mettesse un po di tavoli nel vicolo adiacente alla sua Basilica, quel passaggio che porta in piazza Sant’Antonino non era per niente frequentato. Era un luogo buio e quasi morto. Poi i tavoli, le luci e gli addobbi a Natale a spese proprie hanno fatto di quel violetto un altro fiore all’occhiello della Sorrento da gustare. Ora una decisione burocratica potrebbe farci trovare in quel posto i tavoli dell’ennesimo locale da turismo mordi e fuggi, tutto a discapito del buon nome conquistato da Sorrento nell’ambito della gastronomia internazionale. Ma la burocrazia non ha gusto.