“Casa”, il posto in cui ci sentiamo al riparo dal caos esterno, luogo del calore familiare: ma “protezione” è sempre la parola giusta per definirla? A un’indagine più approfondita, la casa nasconde delle vere e proprie minacce per la salute della persona. Con l’aiuto di Carlo Borrelli, professore di Chimica all’I.S.I.S “Caravaggio” in San Gennaro, siamo andati a scovare alcune delle più insidiose serpi in seno, agenti patogeni che proliferano nel nostro ‘Eden’.
Primo fra tutti, il Radon. E’ un gas nobile incolore, prodotto dal decadimento dell’uranio, radioattivo: è largamente diffuso sia nel terreno sia nei materiali da costruzione, soprattutto di origine vulcanica, come il tufo (per questo Lazio e Campania sono le regioni più coinvolte). Si forma dentro le rocce e raggiunge l’aria aperta passando attraverso fenditure delle rocce stesse; prodotto per decadimento radioattivo nei muri delle case o proveniente dal sottosuolo, tende a concentrarsi all’interno dei locali e può così essere inalato più facilmente: in ambienti chiusi la concentrazione media è di circa 80 bq/m3 (equivalente di curie su metro cubo), molto superiore a quella che si riscontra all’aperto, ma si possono superare valori anche dieci volte più grandi. Perciò, è indicato per tutti i luoghi un frequente ricambio d’aria. La concentrazione del radon è ovviamente massima nel sottosuolo- non a caso tra i minatori l’incidenza del cancro polmonare è cinque volte maggiore rispetto al resto della popolazione; a parità di altre condizioni, essa diminuisce all’aumentare della distanza dal suolo, anche in virtù dell’elevata densità di questo gas (oltre otto volte maggiore di quella dell’aria). Gli effetti sulla salute dipendono dalla sua radioattività: un atomo 222Rn (radon) può decadere all’interno del polmone emettendo una particella alfa, che penetrando in una cellula può danneggiare il DNA. Se i danni al patrimonio genetico non vengono riparati, può insorgere un tumore a carico del polmone. Per i fumatori il rischio è maggiore: è stato provato che esiste una sinergia tra il radon e gli inquinanti contenuti nel fumo. In Italia non esiste una legislazione specifica relativa al radon negli edifici residenziali: l’Euratom (Comunità europea dell’energia atomica – 1957) nel 1990 ha proposto come limite oltre il quale intervenire una concentrazione di 400 Bq/m3 per gli edifici esistenti e di 200 Bq/m3 per quelli in progettazione, ma il nostro Paese è in ritardo anche per gli ambienti di lavoro. Dal 2001 l’Euratom ha fissato in 500 Bq/m3 il limite oltre il quale intervenire.
Ma anche noi, per negligenza, spesso imbocchiamo vie dannose. Quante volte lasciamo accesi dispositivi wireless, cellulari, cordless e chi più ne ha più ne metta, anche quando non li usiamo, persino di notte? Trascuriamo la presenza delle onde elettromagnetiche. Tra gli altri nemici domestici si segnalano: uso di detergenti (http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_opuscoliPoster_158_ulterioriallegati_ulterioreallegato_3_alleg.pdf) ; emissioni da materiali isolanti, additivi, inquinanti chimici, solventi et similia; detergenti; muffe e batteri; pitture e vernici; fumo da sigarette…
Come si vede, la messa in sicurezza della casa non si risolve in una qualunque mania di pulizia e ordine… Si tratta di adire a una ricerca che tenda a una autoconservazione consapevole. Bisogna comprendere che la via d’uscita non è l’egoismo di comportamenti tesi alla mera difesa del proprio nucleo personale o familiare, solo un interesse generalizzato alla collettività può salvarci: i fattori umani qui coinvolti spaziano dall’architettura all’urbanistica, dall’ecologia alla medicina e l’ambiente domestico, il “dentro”, si lega a doppio filo con la dimensione del “fuori”, cioè alle decisioni prese su temi sempre caldi come gestione dell’ambiente o etica di costruzione degli edifici, le cui conseguenze ritornano sui responsabili secondo il normale circolo della vita sociale. Riemerge necessariamente un mantra: la nostra salute non può prescindere da quella degli altri.