Il viaggio nel vesuviano di un turista. Dio a Ulisse: “Poi non dire che non te l’avevo detto”

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Il turista in uno scatto, San Giuseppe

Questa è la storia di un giovane turista, uno di quelli particolari, talmente particolare che quando arriva alla stazione centrale di Napoli non è che sbaglia il treno per Sorrento come tanti stranieri; no, lui la linea “Ottaviano-Sarno” vuole prenderla per davvero e il suo obiettivo potrebbe sembrare umanitario o ardimentoso: visitare il vesuviano.

 

Antica immagine del lido di Torre, 1950

Scende a Somma. Prende un caffè al bar che trova dopo due passi di cammino. A primo acchito, l’urbanistica sembra caratteristica: viali alberati, strade piccole, poca gente, una vera pace in confronto allo strepito di New York. Vede un altro bar dopo altri cinque passi, decide che quasi quasi un altro caffè ci sta, poi incontra dopo dieci passi un supermercato, fa un po’ di spesa, dopo altri quindici passi scorge un burger pub con hotdoggeria, ne approfitta tanto per sentirsi a casa. “Ora vado in libreria”-segna su un taccuino- “Stasera cinema, domani museo, poi prenoto la guida turistica per i monumenti, magari affitto una bicicletta per stare più comodo e adattarmi ai viali alberati, poi domani sera un bel concerto, magari classico, poi voglio ascoltare un dibattito su un tema profondo, tipo globalizzazione, per capire come pensano queste persone. Dopodomani mare.” Guarda sulla sua guida Touring club e si bea dell’immagine di una superficie cristallina con una terrazza di resort: alla data 1950 della cronologia c’è scritto che le acque di Torre Annunziata e Torre del greco sono stupende.

 

Cammina cammina, al turista pare di percorrere sempre la stessa via: pubs ad ogni lato della strada, bar a distanza di cinque metri, salumerie, supermercati e negozi di prodotti tipici a un tiro di schioppo, birrerie, macellerie e friggitorie a portata di vista da talpa. Eppure il nostro uomo ha seguito la mappa, secondo le indicazioni ha raggiunto persino un paese vicino, Ottaviano, ma i caffè hanno sempre lo stesso sapore. Vuole trovare riposo in una libreria, chiede in giro, ma la gente non conosce la parola né in straniero né in italiano, ormai quasi spaventato chiede di un cinema, almeno per cambiare emozione: un vecchietto gli risponde che doveva venire nel 1950 per trovarlo. Lo straniero ha un guizzo:-“Il mare! Dove si va per il mare?” – porge l’immagine della sua guida Touring club al vecchio signore, il quale lo guarda in faccia à la “ma tu me vuo’ sfottere?!”, lo manda affanculo nel 1950 e se ne va.

 

Passano tanti caffè e nessuna bicicletta fino a quando il percorso lo porta a San Giuseppe. Lì il turista vede fabbriche abbandonate vicino alle banche, sono ormai spariti anche i viali alberati, ma già a Ottaviano non ce n’era più l’ombra… Piangendo chiede a una persona di colore dove sia la sala da concerti o la sala dibattiti, per tutta risposta quello gli offre un pacchetto di fazzoletti: è un vucumprà ma per pena non si fa pagare. Il turista è perduto ormai: stremato per la vana ricerca di posti diversi da quelli in cui si mangia o in cui si vendono cose, sviene in strada, i passanti provano a rianimarlo; disgraziatamente nella maschera dell’ossigeno era entrata l’aria del kebab accanto al bar di fronte alla yogurteria a sinistra del supermercato. Prima di morire il turista rivolge l’ultimo pensiero a quel pendolare: di sua spontanea volontà il pio gli aveva ripetuto che quella era la linea “Sarno-Ottaviano” e non porta a Sorrento: forse era Dio e lui Ulisse.