Si terrà in via dei Sabelli a Roma, il 9 febbraio, l’assemblea “Non una di meno verso lo sciopero globale dell’8 marzo”, evento volto ad organizzare la manifestazione del prossimo mese, per il quale è prevista la partecipazione di migliaia di donne italiane.
Già gli scorsi 4 e 5 febbraio si è tenuto a Bologna il summit “Non una di meno”, al quale hanno partecipato in circa 1500 tra donne esponenti di associazioni, casalinghe, professioniste, studentesse, o ‘semplici’ mamme, che si sono impegnate a richiedere oltre che allo sciopero, anche la stesura del piano femminista contro la violenza. Questo è ‘scritto dal basso’, in quanto rappresenta il frutto di esperienze di centri di supporto, o addirittura il vissuto di alcune donne, ed è stato fortemente voluto per costruire in modo concreto veri e propri percorsi di salvezza.
Lo sciopero dunque, spalmato lungo le 24 ore della giornata, si pone come pratica fondamentale per allontanarsi da una società molto spesso violenta nei confronti delle donne, le quali si sottrarranno allo svolgimento di ogni loro pratica ove si palesano i fenomeni di discriminazione, violenza e sfruttamento.
Lo sciopero dunque si pone l’obiettivo di ribaltare i rapporti di forza vigenti in una società in cui molto spesso non si tende a dar valore o tutela alla vita femminile, che frequentemente viene messa a disposizione delle persone sbagliate.
Per l’occasione, grande importanza avranno i centri antiviolenza, che saranno impegnati anche per quella giornata in diverse attività, tra cui anche il rilancio del piano femminile.
L’idea di quest’iniziativa inizialmente lanciata dalle donne argentine, ha raccolto il consenso in altri 22 Paesi, che si sono schierati al grido di “Se le nostre vite non valgono, noi non produciamo!”.