Lo scatto che riprende la donna stesa su di una panchina in pieno giorno, con una coperta malridotta addosso, una sciarpa avvolta in testa, un’altra sul viso, con gli occhi che sputano a malapena fuori, un pacco di merendine al suo fianco, mentre si rannicchia per ripararsi dal freddo invernale, è un’immagine che prende prima alla gola e, poi, al cuore. Lo scatto è stato inserito sul web, ed ha subito scosso l’opinione pubblica. La cascata dei commenti è partita e si è dilagata, come sempre succede sui social, a dismisura. Succede sempre, così. Facebook si gonfia e si sgonfia in un niente. Per qualche ora ci si indigna e, poi, la sera (magari) si torna tranquillamente a cenare. Caccia ai colpevoli. Si cercano motivi. Si invocano gli ideali. Si parla di religione. Poi di politica e così via. Una giostra che non si ferma, e magari sono anche montagne russe. Nessun aiuto, però. La donna è rimasta lì fino a sera. Inutili i tentativi di approccio. E’ stanca in volto, forse anche rassegnata. Ha anche poca voglia di parlare. Non è il primo caso, in Campania ne tantomeno in Italia in generale. A Pompei, sopratutto, nel corso degli ultimi mesi, se ne contano tanti. Raccontano un dramma che, spesso, si è anche trasformato in tragedia. E’ di poco tempo fa (tanto per citarne qualcuno di questi), infatti, la notizia del decesso di Angelo Lanzaro, 43enne di Avellino. Angelo è morto di freddo. A dirla così, suona quasi come la solita affermazione che, di questi tempi, si sente dire spesso, talvolta anche per gioco. Solo che, purtroppo, non è un gioco. E’ la cruda realtà che spesso si nasconde nella quotidianità. Quella che tra caos e agitazioni di tutti i giorni esce fuori a malapena. Ma quando esce, prima indigna, poi si archivia da sola. E’ toccato ad Angelo, clochard che viveva in un seminterrato insieme ad altri due senzatetto, e che lascia una moglie e tre figli, ad avere la peggio. Ma la storia ci racconta che prima ancora è toccato a tanti altri e che, purtroppo, senza soluzioni e senza aiuti, succederà ancora. Alcune settimane prima del suo decesso, la stampa locale e i media avevano raccolto anche il suo appello di aiuto rivolto all’amministrazione del comune avellinese. Angelo muore nel silenzio della notte a causa dell’abbassamento drastico delle temperature. Condivideva un’amicizia (quella con gli altri due senzatetto) nata da una disperazione che, quasi per lui, Angelo, era diventata anche rassegnazione. Insomma, la foto scattata, quella della donna stesa sulla panchina, era lo strappo violento di una realtà che emerge sempre a fatica, in una Pompei che di senzatetto sembra ne conti ogni volta di più. Purtroppo.