Molti conosceranno il testo dell’allora professore di semiotica Umberto Eco del 1977 edito dalla Bompiani dedicato alla scrittura della tesi di laurea. L’Università Ferderico II aveva incentrato un incontro su questo caposaldo di metodologia, ma il tema ritorna più urgente che mai, con tutti gli aggiornamenti e i cambiamenti che occorrono da quarant’anni a questa parte. Si discuterà ancora dell’ “affaire tesi” nella sede di Porta di massa, in aula Aliotta, il 23, 26 e 27 gennaio; tre incontri sui passi fondamentali della composizione del lavoro: “Introduzione alla videoscrittura e all’impaginazione”, “Cos’è una tesi di laurea”, “Editare una tesi di laurea”, con proposte contestuali di esercitazione per cui si consiglia di essere muniti di strumenti scrittorei (scarica qui la locandina). Saranno anche illustrate le diversità di impostazione tra una tesi triennale e una magistrale.
Oggi la tesi è diventato l’unico elaborato scritto cui gli studenti approcciano durante l’intero corso di studi: questo dato per facoltà umanistiche è davvero disarmante, classificandosi il metodo di studio italiano come “storico-filologico” e non “rielaborativo” dei contenuti da un punto di vista personale, come accade nelle università straniere (cfr. l’intervista ai ragazzi in erasmus: http://www.obiettivonotizie.it/2016/12/federico-ii-vs-germania-la-parola-ai-ragazzi-erasmus/). Risulta, quindi, che la media degli studenti italiani è più erudita ma meno capace di tirare fuori idee originali, perché appunto il sistema non ci sprona e non c’interroga sulla creazione di nuove prospettive. Come il pensiero, anche l’abilità alla scrittura è un’abitudine, anzi sono di certo due facoltà strettamente collegate: non esiste l’una senza l’altra. I docenti lo sanno, perciò propongono tali seminari: il punto è che servirebbe una mobilitazione di altro genere alla base.