Risale alla settimana scorsa la notizia del decesso per meningite batterica di un ragazzo appena diciottenne di Agerola. Una news che ha allungato l’ombra della meningite sulla regione Campania, generando un tangibile stato di panico nella popolazione.
Conoscere il nemico
La meningite è una patologia infiammatoria delle meningi (gli involucri che rivestono il Sistema Nervoso Centrale) causata da un vasto numero di agenti patogeni, tra cui troviamo soprattutto virus e batteri, ma anche miceti e protozoi, oltre a poter essere dovuta, molto di rado, ad alcune sostanze chimiche (meningite chimica) o a neoplasie. Sebbene i virus siano l’agente etiologico nettamente più frequente, la meningite acuta asettica da essi causata è una patologia non grave e spesso autolimitante. Molto più pericolosa e temibile è, invece, la meningite acuta causata da infezioni batteriche. I batteri coinvolti sono molteplici e hanno la caratteristica di essere in larga parte specifici per ciascuna fascia di età. Ad esempio sappiamo che gli streptococchi di gruppo B sono la causa prevalente di meningite batterica nei neonati, il meningococco (Neisseria meningitidis), un patogeno dalla caratteristica forma a chicco di caffè, colpisce prevalentemente i bambini (incidenza di 4 casi su 100 000 in Italia per bambini nella fascia 0-4 anni) ed i ragazzi (incidenza 0,7 su 100 000 nella fascia 14-25 anni), mentre tra gli anziani i principali batteri causa di meningite sono lo Streptococcus pneumoniae e Listeria monocytogenes. La meningite batterica ha un periodo di incubazione variabile dai 2 ai 10 giorni, durante gran parte dei quali la patologia è già contagiosa, dopodiché inizia a manifestarsi bruscamente con cefalea, nausea, febbre, vomito, fotosensibilità e con i caratteristici segni meningei, tra cui è particolarmente evidente la rigidità nucale. Se il paziente non riceve una diagnosi tempestiva, seguita da una adeguata cura antibiotica, la meningite diventa fatale, mentre con un’assistenza adeguata la mortalità si riduce sensibilmente, pur rimanendo abbastanza alta, oltre che variabile a seconda del batterio che ha causato la patologia. Fortunatamente, però, non è facile trasmettere la malattia ad un’altra persona, in quanto il contagio avviene tramite goccioline di Flugge, secrezioni nasali e respiratorie durante contatti stretti o prolungati, come quelli che si instaurano in un nucleo familiare o in una caserma.
L’importanza del vaccino e l’offerta del SSN
Sebbene la cura per la meningite non dia sempre i risultati auspicati, è possibile la vaccinazione, che costituisce lo strumento cardine di prevenzione, avendo il vaccino un’efficacia elevatissima (ben oltre il 95% nel caso del vaccino anti-meningococco C). A tal proposito, l’ASL di Salerno ha riportato di recente sul proprio sito internet un documento in cui si ricordano i tipi di vaccino disponibili. Nella fattispecie, per prevenire il contagio sono possibili 5 vaccini diversi, un numero che rispecchia la molteplicità degli agenti etiologici della meningite. Le vaccinazioni contro Haemophilus Influenzae B e contro Streptococcus pneumoniae sono gratuite e vengono somministrate ai bambini in 3 dosi al terzo, quinto ed undicesimo mese di vita. Il vaccino anti-meningococco C, invece, è gratuito per tutti i bambini più grandi di 12 mesi, per gli adolescenti tra gli 11 ed i 18 anni e per i soggetti a rischio. Le vaccinazioni contro il meningococco B e la quadrivalente contro i sierogruppi di Neisseria Meningitidis A, C, Y e W135, sono offerti a discrezione regionale ed in Campania vengono effettuati in co-pagamento, quella formula per cui il soggetto richiedente paga solo
il costo del vaccino, ma non la prestazione medica. La vaccinazione, più che per evitare di contrarre la patologia da un malato –cosa rara visto il numero ridotto di casi di meningite-, risulta fondamentale per impedire il contagio da portatore sano, dato che alcuni batteri, tra cui il meningococco, in una percentuale molto variabile di soggetti (dal 2% al 30% dei bambini e dal 5% al 10% degli adulti) sono presenti nella cavità orale e nel nasofaringe di persone perfettamente asintomatiche, che però possono trasmettere eventualmente il batterio. In tal senso il dato relativo alla regione Campania non è molto rassicurante, visto che solo il 50% della popolazione ha effettuato il ciclo completo per la vaccinazione anti-meningococco C nell’anno 2015 e si posiziona addirittura all’ultimo posto in Italia.
Falso allarme: i dati 2016
Sebbene in questo periodo si senta spesso parlare di meningite, va rilevato che nell’anno 2016, secondo gli ultimi dati forniti dal Ministero della Salute, aggiornati al mese di novembre, vi sono stati solo 1376 casi a fronte dei 1815 del 2015 e dei 1479 registrati nel 2014. Quindi, il dato relativo ai nuovi casi di meningite è abbastanza stabile da diversi anni e, non solo nell’anno appena trascorso non vi sono stati aumenti, ma si può osservare, appunto, una lieve diminuzione del numero stesso. In questo quadro generale va inserito il dato proveniente dalla regione Campania, che è una delle meno colpite, con soli 27 casi nell’anno 2016 (gennaio-novembre), di cui 16 causati dal meningococco. E’ molto interessante dal punto di vista epidemiologico notare come, nonostante il numero dei nuovi affetti nel 2016 sia diminuito a livello nazionale, si riscontri comunque un aumento dei casi imputabili al meningococco di tipo C rispetto al triennio 2012-14. Questa particolare statistica è influenzata in modo determinante dai dati provenienti dalla regione Toscana, in cui negli ultimi due anni si rileva una trasmissione più elevata dell’infezione da meningococco C, il quale è particolarmente aggressivo. In sostanza si può dire che l’unica grossa differenza tra il 2015 ed il 2016 sia il clamore mediatico suscitato dai casi di meningite, che nell’anno passato è schizzato improvvisamente alle stelle ed ha suscitato nelle persone l’idea, non corroborata dai fatti, che vi sia un’epidemia in corso, smentita, oltre che dai numeri provenienti dal Ministero della Salute e dalle ASL, anche dagli epidemiologi.
Due bufale da smascherare
Come in tutte le situazioni caotiche c’è chi ne ha approfittato per promuovere teorie infondate e dannose. In primo luogo, sui social c’è chi ha collegato in modo strumentale la eco mediatica riservata alla meningite con quella riguardante il flusso di migranti che approdano numerosi sulle nostre coste. Ma la teoria per cui gli immigrati siano portatori del
meningococco, oltre ad essere smentita dai numeri, dato che non vi è alcun aumento dei casi come mostrato in precedenza, è smontata anche dalla microbiologia. Questo perché, come fatto notare da molti batteriologi, ciascuna area geografica ha i propri sierogruppi. Nello specifico in Italia ed in Europa sono presenti i meningococchi di tipo B e C, mentre in Africa, dove esistono alcuni importanti focolai di meningite, prevalgono i tipi A, W135 ed in minor misura X. Va da sé che, essendo dovuti i casi riscontrati nell’ultimo anno in Italia ai soli tipi B e C, non vi è alcuna scellerata teoria razzista che tenga di fronte a questa semplice costatazione logica. Il secondo fronte cavalcato dagli amanti delle bufale è, invece, l’evergreen delle teorie anti-vacciniste, per cui il fatto che tra i decessi vi siano quelli di alcuni soggetti vaccinati, dimostrerebbe l’inutilità dei vaccini. In realtà gli individui vaccinati deceduti sono un numero esiguo sul totale e sono ascrivibili a quel piccolissimo, ma comunque esistente, numero di persone su cui il vaccino non fa effetto ed è proprio questo il motivo per cui l’efficacia non è mai considerata del 100%. Inoltre è stato una volta di più dimostrato che i vaccinati, seppur contagiati, hanno molte più probabilità di andare incontro ad un esito positivo, rispetto a coloro che sono scoperti e che contraggono la malattia. Dunque i vaccini si dimostrano una volta di più un’arma non solo affidabile, ma imprescindibile per proteggere la comunità.