Domenica 18 dicembre alle ore 10:00 presso il Castello Mediceo di Ottaviano facciamo colazione insieme in stile vesuviano, con il pane di San Sebastiano al Vesuvio e le confetture di albicocche vesuviane, due prodotti storici e molto rappresentativi del territorio intorno al Vulcano, entrambi in procinto di diventare “presìdio Slow Food”. Una prima colazione unica , in cui il sapore semplice del pane incontra la confettura e diventa molto di più, sia in termini di gusto che di alimentazione sana e di cultura del territorio. La colazione sarà preparata dallo “cuoco contadino” Pietro Parisi, i prodotti in degustazione saranno presentati da Marialuisa Squitieri in rappresentanza della condotta Slow Food Vesuvio, il pane di San Sebastiano sarà quello di Domenico Filosa, pane “a otto”, quello che dura otto giorni in dispensa, mentre il caffè sarà preparato dalla Torrefazione Campana di Torre Annunziata.
Inoltre, ci sarà la possibilità di visitare i “Mercatini al Castello” organizzati dalla Pro Loco di Ottaviano nella giornata conclusiva.
“Siamo partiti dalla colazione perché rappresenta, il risveglio, la ripartenza- afferma Agostino Casillo Presidente dell’Ente Parco- quello di cui c’è bisogno per liberare le forze sane del territorio e promuovere i magnifici prodotti che esso ci dona. Il pane e l’albicocca sono i due prodotti su cui puntare per replicare la storia di successo del pomodorino del piennolo. Iniziamo domenica, sperando anche nella partecipazione dei più piccoli, a promuovere una colazione sana, gustosa e vesuviana”
“Sono tornato nella mia terra perché nelle narici avevo ancora gli odori di quella cucina povera, fatta di ingredienti modestissimi, roba della terra,che era quella dei miei nonni- dice Pietro Parisi. Bisogna guardare alla ricchezza dei saperi contadini e artigiani, ritornare all’essenza del cibo. Ricordo sempre che mia nonna quando era costretta a buttare un pezzo di pane raffermo lo baciava prima. Un atto di devozione. Ecco il nostro cibo, i nostri prodotti noi dobbiamo amarli e farli amare nella loro autenticità. Dobbiamo riscoprire le nostre vere radici”