Mettere al mondo un bambino è forse il momento più delicato e speciale della vita di ogni donna ma anche dei loro mariti o compagni. Troppe volte però un parto lungo, doloroso, eccessivamente medicalizzato o realizzato in un ambiente freddo e asettico come sono gli ospedali, finisce per rovinare una giornata che dovrebbe invece essere indimenticabile. Nascere a casa, invece, può riservare quell’intimità che altrove sarebbe difficile trovare. Le mura domestiche aiutano a creare, quindi, quello che manca in un ospedale dove, in un ambiente privo di privacy, la mamma si trova in balia di numerose persone sconosciute. Per questo motivo, un numero sempre maggiore di donne sceglie di partorire tra le loro mura domestiche, nel tepore di una vasca piena d’acqua o comodamente sul proprio letto, assistite da uno staff di ostetriche specializzate in questo tipo di pratica, che al Sud stenta ancora ad affermarsi.
Pochi giorni fa, a Torre del Greco in provincia di Napoli, Francesca Gerato ostetrica di professione ha messo alla luce nell’ambiente a lei più consono, quello di casa sua, una bellissima bambina di nome Ginevra. A Francesca abbiamo chiesto di condividere coi lettori di Obiettivo Notizie la sua scelta controcorrente e di raccontare l’emozione vissuta all’arrivo del primo figlio.
Partorire in casa: come hai maturato questa scelta?
La scelta di partorire in casa è nata da subito che ho scoperto di essere incinta, perché il parto è un evento naturale e che come tale, in assenza di patologia deve essere trattato. Rispettare la naturalità della nascita è fondamentale ma spesso proprio quest’aspetto, che è quello più importante, viene trascurato. Partorire senza interferenze è un diritto di tutte le donne.
Quando hai comunicato la tua decisione alla tua famiglia, come ha reagito alla notizia?
I miei familiari e il mio compagno non erano d’accordo sul parto a domicilio perché lo ritenevano una scelta non saggia per i possibili rischi sia per la mia salute che per quella della bambina, ma alla fine si sono abituati all’idea in quanto per me era l’unica scelta possibile.
Qual è stato il ruolo del tuo compagno durante le fasi del travaglio?
Il mio compagno, anche lui reticente, è stato con me durante tutto il travaglio e al momento del parto, mi è stato di grande aiuto e supporto. Ha avuto un ruolo molto importante, è stato sempre presente, cosa che in una struttura sanitaria non avrebbe potuto fare. Anche lui dopo si è reso conto dell’immensa fortuna che ha avuto svolgendo un ruolo così attivo.
C’è stato un attimo in cui hai avuto il timore di non farcela?
Il travaglio è stato abbastanza impegnativo e ammetto che per un momento ho pensato di non farcela ma la determinazione è stata più forte di tutto.
Ci racconti come è avvenuta la preparazione al parto fra le mura domestiche?
La mia è stata una gravidanza totalmente fisiologica quindi sono stata seguita da due bravissime ostetriche, Alessandra Dell’Orto ed Emanuela Errico, che poi mi hanno assistito durante tutto il travaglio ed il parto. Le visite si sono svolte mensilmente presso il mio domicilio mentre in prossimità dell’evento del parto, tutte le attrezzature necessarie sono state predisposte presso la mia casa, compresa la vasca per il parto in acqua.
A schierarsi contro la pratica del parto in casa ci sono la Società italiana di ginecologia e ostetricia e l’Associazione dei ginecologi italiani, che ritengono che ci siano troppi variabili per la riuscita del parto tra le mura domestiche senza alcun problema. Cosa rispondi a chi teme le complicazioni del parto e del post-partum per il parto naturale in casa?
Per quanto riguarda le critiche mosse contro questa pratica posso tranquillamente affermare che, in altri stati europei il parto in casa per le donne è tra le prime scelte, l’Organizzazione Mondiale della Sanità sostiene che se gravidanza e parto sono fisiologici il parto in casa è sicuro quanto quello in ospedale; perché a domicilio non ci sono interferenze né dal punto di vista clinico né dal punto di vista emotivo. L’eccessiva medicalizzazione, le continue interferenze e il voler accelerare i tempi sono la causa dei rischi che si possono presentare in occasione del parto. L’ostetricia per sua definizione è l’arte dell’attesa… ma purtroppo questo aspetto viene totalmente dimenticato.
Sappiamo che hai scelto anche la pratica del “lotus birth”. Che cos’è e quali sono i benefici per il bimbo?
La pratica del lotus birth consiste nel non recidere alla nascita il cordone ombelicale ma lasciarlo attaccato alla placenta, mediamente dopo 4/5 giorni in seguito ad un processo di essiccamento naturale il cordone si stacca dall’ombelico consentendo così al sangue ricco di cellule staminali e agli anticorpi di passare al bambino che ne potrà così beneficiare. Inoltre il bambino non subisce il trauma del distacco dalla placenta stessa, organo con cui è stato in simbiosi per tutto il periodo della gravidanza. Studi hanno dimostrato che il distacco naturale aiuta, infatti, il bambino ad adattarsi alla vita extrauterina senza disturbi.
Consiglieresti di partorire in casa e il lotus birth ad altre future mamme?
Senza dubbio, quando una gravidanza decorre senza problemi non c’è motivo di andare all’ospedale, per questo consiglio alle mamme di seguire il mio percorso facendosi assistere da professioniste competenti e dopo un’attenta informazione e consapevolezza.
Non dimentichiamo che le gravidanze fisiologiche possono essere assistite tranquillamente dalle ostetriche che sono formate per intraprendere questo percorso. Purtroppo nel nostro territorio c’è molta disinformazione in questo campo e questo contribuisce a spingere le donne verso scelte non idonee rispetto allo stato di salute. Ci si dimentica che noi donne abbiamo la capacità innata di partorire è nessuno ci deve fare da insegnante, il nostro corpo sa quello che deve fare.
A chi vuoi ringraziare?
Mi sento di ringraziare le ostetriche che mi hanno assistito ma anche i miei familiari e il mio compagno perché si sono sottoposti a una prova non facile non essendo stati inizialmente d’accordo sulla mia scelta di partorire in casa.
Lo rifaresti?
Si, senza alcun dubbio.