“Da anni mio figlio subisce bullismo, angherie razziste perché ha la pelle scura. Gli dicono che puzza per questo si faceva tre docce al giorno prima di uscire. Lo chiamano bastardo perché non ha il padre. Era un pakistano, ed è morto quando è nato il bambino. Mio figlio ha sbagliato ma non è un mostro.”. A parlare è Antonietta, la madre del ragazzino di Napoli che ieri ha accoltellato un coetaneo. Due settimane fa, la donna si era rivolta agli assistenti sociali. “Avevo chiesto che gli cambiassero scuola – dice – io sentivo che mio figlio lì non stava bene, che soffriva”. La donna era disposta anche a un trasferimento in un istituto privato, “per lui, per mio figlio”. Anche da piccolo, “dall’asilo e per tutte le elementari, mio figlio è stato in una scuola privata”. “Volevo per lui un luogo protetto – afferma – dove non fosse preso in giro né per il colore della sua pelle né perché porta il mio cognome”. “La mia preoccupazione – aggiunge – era potesse esplodere la rabbia che provava per tutto quello che aveva subito, per tutti gli insulti che riceveva per il colore della sua pelle”. “Non ho mai armato la mano di mio figlio – sottolinea – gli ho sempre detto di non usare le mani, di evitare qualsiasi occasione pericolosa”.