Stamane la Polizia Stradale di Napoli ha eseguito tredici misure cautelari personali ad altrettanti ufficiali e sotto ufficiali della stessa sezione di Polizia. I reati contestati sono molteplici: concussione, induzione indebita a dare o promettere utilità, abuso d’ufficio, falsità ideologica in atti pubblici, simulazione di reato e danneggiamento aggravato. Le operazioni volte a smascherare “i furbi servitori dello stato” sono state coordinate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Nola, dirette dal Procuratore Paolo Mancuso e condotte dalla Squadra di Polizia Giudiziaria del Compartimento Polizia stradale della Campania e del Molise e dalla Sezione della Polizia Stradale di Napoli. La indagini sono scattate dopo la denuncia di un imprenditore che lamentava di essere vittima di continue richieste di denaro da agenti della Polizia Stradale che presidiavano il suo deposito. Sono seguite acquisizioni documentali, assunzioni di informazioni, lunghe intercettazioni ambientali e riprese video, anche sulle auto utilizzate dagli “infedeli operatori”. Ne è emerso un consolidato “modus operandi” di alcuni agenti: controlli stradali durante i posti di blocco per intimorire, automobilisti fermati e accusati di vere o presunte infrazioni del Codice della Strada, conseguente assoggettamento psicologico delle vittime e convincimento ad offrire “una mazzetta” per chiudere “un occhio” sulla situazione. Un “mercimonio” della funzione pubblica sempre più svenduto, un compenso per il “silenzio” parametrato alle condizioni economiche dei malcapitati. In località Lago Patria gli agenti simulavano anche un conflitto a fuoco, affermando che da un veicolo fermato per i controlli era stato aperto il fuoco e loro avevano risposto. Tutto, al solo fine di ottenere riconoscimenti per la loro attività. Al termine delle complesse indagini il G.I.P. presso il Tribunale di Nola, su richiesta della Procura, ha emesso l’ordinanza di misure cautelari. I pubblici ufficiali sono stati inoltre sospesi dall’esercizio delle loro funzioni.