Grazie (anche, ma non solo) ai premi di produttività per chi riduce al minimo le assenze, in Eav il tasso di assenteismo è tra i più bassi d’Italia, se paragonato ad altre aziende del trasporto pubblico locale. Un dato, in tempi di accuse ed esposti alla procura per fughe prolungate dal lavoro, che coglie di sorpresa soprattutto i passeggeri, molti dei quali si sono scatenati sui social network dopo la notizia della denuncia dell’Eav nei confronti di 9 lavoratori della controlleria, che avevano fatto registrare il picco di assenze nei mesi di maggio, giugno e luglio. I dipendenti, invece, sanno benissimo di godere di questo singolare primato. Anzi, tentano ogni volta di battere il record perché in alcuni settori lo stipendio è legato proprio al tasso di assenteismo. Non solo: i giorni di malattia vengono pagati meno di
quelli ordinari e influiscono in maniera negativa su tredicesima e quattordicesima. Si tratta di clausole previste nel contratto di lavoro. Ecco perché la percentuale è eccezionale: 5,65. Un dato confermato dalla stessa Eav, oltre che rivendicato dai sindacati. La ragione della fuga dai varchi, registrata dall’Eav questa estate, sarebbe invece da ricercare nell’introduzione del badge obbligatorio per gli operatori addetti al controllo del biglietto. Una innovazione
voluta dal nuovo dirigente del settore e, almeno fino a poco fa, mal digerita. Ma il collegamento tra il cartellino da timbrare e il ricorso facile alla malattia resta comunque tutto da dimostrare: ci penserà la magistratura, se deciderà di approfondire l’esposto dell’azienda. Peraltro, una parte dei nove presunti “malati immaginari” già non lavora più ai varchi delle stazioni. Sono stati trasferiti ad altre mansioni.