Pompei, Luigi Coppola accusa il sindaco: “Uliano non vuole incontrarmi” – L’intervista –

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Parlare con Luigi Coppola, testimone di giustizia dal lontano 2001, quando da commerciante di auto denunciò le estorsioni e l’usura subite dalla criminalità organizzata, è come andare sulle montagne russe. Sali piano su una questione sociale, scendi veloce su un concetto e poi, infine, ritorni veloce su un pezzo di vita. Vuole impegnarsi per la città degli scavi, Luigi Coppola, e vuole farlo a tutto tondo, anche con l’associazione da lui stesso fondata lo scorso aprile 2016, “Movimento per la lotta alla criminalità organizzata”. Impegno sociale che ha tutta l’intenzione di portare a termine, bensì le numerose controversie.
Quale sarebbe un primo buon passo per far emergere, dal punto di vista sociale, un territorio come quello di Pompei?
Il primo miglior modo per far emergere un territorio come questo è quello di mantenere sempre un rapporto stretto e di fiducia con le istituzioni locali. Per quel che mi riguarda con le forze dell’ordine pompeiane ho sempre avuto un ottimo rapporto ed ho sempre avuto molta disponibilità. Purtroppo è diverso invece con l’istituzione politica. I giovani di questa città sono spesso disorientati, e non farebbe male creare dei siti di attrazione proprio per quest’ultimi che, ogni estate, sono allo sbaraglio.
Quindi si potrebbero creare delle strutture, secondo lei, a favore dei giovani?
Io credo proprio di si. Il comune di Pompei detiene diversi beni confiscati alla criminalità organizzata. Strutture che potrebbero benissimo essere utilizzate in tal senso, come ad esempio una palestra, un luogo di incontro, di studio e quant’altro ancora.
E lei ha mai provato a proporre questa sua idea all’amministrazione comuale?
Beh si. Anzi non proprio. Ho fatto svariate volte, anche in questo mese di agosto, richiesta di un incontro con il primo cittadino di Pompei, Ferdinando Uliano.
E quindi?
Non so come mai, ma non ho mai ricevuto risposta dal sindaco Uliano. E non capisco come mai questo suo silenzio. Il mio intento è solo quello di proporre laddove ci sia la possibilità e l’opportunità di poterlo fare, poi è logico che sarà l’amministrazione comunale a prendere le decisioni. Tutto qui.
Perché secondo lei bisogna puntare sui giovani per poter combattere la criminalità organizzata?
I giovani pompeiani, tolta magari qualche ora all’anno in cui si parla di legalità, come in occasione della memorai di Falcone e Borsellino, non sanno quale sia il vero significato di questa parola. Per questo, il mio progetto sarebbe quello di creare una continuità proprio in questo senso. Educare le nuove generazioni e fondamentale. Pompei, specie negli ultimi anni, è vittima di numerosi casi di microcriminalità. Questi bisogna affrontarli e combatterli, se li si vuole sconfiggere.

A lei, una Pompei così assente, politicamente ed amministrativamente parlando, fa’ paura? 

Più che paura mi fa’ rabbia l’uso improrio della parola legalità. Parola sempre più violentata dalla politica locale pompeiana.