I fichi Fiorone, i neri del vescovo, le tante varietà del verde ed il Dottato bianco del Cilento
In principio fu, semplicemente, fichi e prosciutto. Poi siamo arrivati a vederli sulla pizza insieme al “Conciato Romano”. Creazione del maestro pizzaiolo Franco Pepe, di Caiazzo (Ce), che prepara la sua specialità, con il formaggio tipico dell’alto casertano. Per la verità, in cucina i fichi hanno da sempre avuto fortuna e la giusta considerazione e dai tempi di Catone e Columella esiste una precisa catalogazione delle tante varietà. Fino al medioevo sono stati, insieme all’uva passa, ai datteri ed al miele, l’unico surrogato dello zucchero che non esisteva ancora e nel rinascimento costituivano uno degli ingredienti da abbinare alla cacciagione. Originario dell’Asia minore o del Medio Oriente, l’albero del fico si è diffuso in tutta l’area del Mediterraneo caratterizzando, insieme all’ulivo, la tipica vegetazione del territorio. Svettano sulle coste, nelle campagne dell’entroterra, nei giardini e negli orti di casa. E’ difficile, molto difficile, non incrociarli girando per le strade del sud Italia. La sua è una storia millenaria che entra anche nel mito della civiltà egizia. Il fico “Sicomoro” era considerato, alla stregua della fenice, simbolo di rinascita e di immortalità. Un albero cosmico. Un albero della vita. Fino a qualche decennio fa, i fichi erano la colazione dei contadini che li schiacciavano nel pane in sostanziose e salutari merende. Niente da invidiare ai moderni croissant. Verdi dal cuore rosso fuoco. Neri con la polpa color rubino (polpa formata da granelli chiamati acheni che sono il vero frutto della pianta) . O ancora, con buccia verde chiaro, quasi bianca e cuore giallo. Comunque dolci, dolcissimi, nettare da mangiare che in questo periodo vivono il loro trionfo a tavola. Tra le tante varietà, il Fiorone che matura presto ed è pronto sin da giugno; il Nero dai frutti piccoli e polpa granulosa; il Verde che annovera tantissime qualità diverse; il bianco zuccherino Dottato, ideale per l’essiccazione e tipico di tutto il Cilento; il Fornito che matura fino a settembre. Poi c’è la grande tradizione che li vuole secchi per poterli gustare tutto l’anno. Anche in costiera, accoppiati alle noci di Sorrento o ricoperti di fine cioccolato, diventano il prelibato dolce natalizio di antica memoria. Confetture, gelati e canditi completano la loro gioiosa metamorfosi che offre delizia ai palati più golosi. Oggi, è presente nelle cucine più attente e raffinate che lo declinano in piatti di carne, come compagno di tanti formaggi dal gusto forte e deciso o li esaltano in semplici dessert dall’anima tutta mediterranea.