È successo in Italia, in Campania, per dimostrare che noi non ne siamo immuni o almeno fino a ieri, fino all’arresto di Mohamned Khemiri, tunisino, indagato dai magistrati della procura di Santa Maria Capua Vetere per associazione a delinquere e reati legati all’immigrazione clandestina. Ma il tunisino è finito nel mirino anche di un altro ufficio inquirente, quello di Napoli, per terrorismo.
In una intercettazione il tunisino, 41 anni, residente a San Marcellino, si è dichiarato in modo esplicito: «Sono isissiano finché avrò vita. E se morirò vi esorto a farne parte». E non erano solo parole. Dimostrava la sua aperta adesione al Califfato anche sui social, aveva un vessilo artigianale del Daesh, e foto e materiale di propaganda dei terroristi. Eppure, tutto questo, non era servito a convincere il gip del tribunale di Napoli ad arrestarlo. La richiesta della procura è stata rigettata. Fino a ieri, quando è spuntata un’altra indagine. Questa volta legata all’immigrazione clandestina e condotta dai magistrati casertani.
Sulla vicenda interviene il sindaco Anacleto Colombiano: “Tutti conoscono l’Imam della moschea di San Marcellino, Nasser Hidouri, da anni ormai. E’ da sempre partecipe di tutte le attività della nostra comunità.
Mi preme subito distinguere quella che è una religione dal terrorismo o presunto tale. Chi frequenta la moschea lo fa per pregare e per sentire la presenza del proprio Dio e tanti di loro hanno i propri figli ben integrati con i nostri. I ragazzi vanno a scuola e studiano anche la nostra lingua.
I malviventi esistono e continueranno ad esistere e su questo non posso che avere piena fiducia nella magistratura. Confidiamo nel lavoro delle forze dell’ordine affinché facciano chiarezza sull’accaduto.
Ora ci sentiamo ancora più sicuri in quanto a San Marcellino è finalmente presente un presidio di legalità e sicurezza come la caserma dei carabinieri”.