Pompei, Alternativa Pompeiana: “Due anni di Uliano? Innefficienza, trasformismo, immoralità

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Dopo due anni pieni di esperienza amministrativa a Pompei, è doveroso un bilancio. E il bilancio è negativo, sotto ciascuno dei tre profili sui quali si giudica un’amministrazione: operativo, politico, morale. I fallimenti operativi: il Sindaco in carica non ha mostrato la capacità, ammesso che ne nutrisse sinceramente l’intenzione, di realizzare in alcuna parte il programma che aveva proposto agli elettori e sul quale aveva ottenuto il loro consenso. Anzi, alcune questioni si sono aggravate fino a incancrenirsi: la gestione del cimitero; il servizio di sosta in connessione col piano traffico; la gestione della casa di riposo; il procedimento di approvazione del nuovo piano urbanistico comunale, con quanto vi si connette, dal condono edilizio all’integrazione con la città antica. In sostituzione del governo, il Sindaco, asserragliato con sua ristretta pattuglia di accoliti, ha somministrato feste, “eventi”, cittadinanze onorarie: fanfare, pennacchi e ruote di pavone sono la sua specialissima ed esclusiva dimensione. In una cosa però si è mostrato abile: ogni inefficienza viene gestita per avere consenso o per produrre vantaggi personali. Così sull’appalto del servizio di sosta si è innestata una complicata e oscura vicenda di contenzioso con il concessionario, fatta di trattative alternate a conflitti guerreggiati: stop and go, senza spiegazioni. La mancanza perdurante di un quadro urbanistico certo consente di promettere soluzioni “mirate” per i singoli, semplici cittadini o imprenditori o consiglieri comunali di avventurosa migrazione. Su casa di riposo e servizi cimiteriali ci si contorce in determinazioni, revoche e omissioni, col risultato unico di reclutare chi è ancora innanzi alle proprie responsabilità in giudizio e allontanare malamente chi avrebbe voluto risanare. Questo ci porta al secondo profilo, quello politico. Il Sindaco Uliano ha fatto dell’inaffidabilità e del trasformismo la propria cifra distintiva. Era partito con alleati che lo avevano prescelto per innovare e moralizzare un Comune mortificato e dilapidato nelle sue risorse dall’amministrazione precedente. Non ha rispettato alcun impegno, ha deluso ogni aspettativa. E quando è stato richiamato alle sue responsabilità non ha esitato a liberarsi dall’impiccio: in un turbinio mai visto di assessori, Uliano oggi è sorretto da una maggioranza molto diversa da quella di partenza. Ed ecco, in strettissima connessione, il terzo profilo, quello morale. Nel corso della campagna elettorale del 2014, Uliano si richiamò più volte, come a un esempio e a un modello da riprodurre, al “Sindaco pescatore” di Pollica, Angelo Vassallo, che aveva pagato con la vita la sua dirittura morale. La “Fondazione Vassallo” lo sostenne pubblicamente in un memorabile dibattito sulla legalità. Ma, una volta eletto, Uliano fece esattamente l’unica cosa che sa fare: interruppe i rapporti per non dover far fronte alle sue responsabilità. In capo a meno di un anno, Dario Vassallo, fratello di Angelo e presidente della Fondazione, ebbe a sottolinearlo, e rivelò di essersi accorto “già negli ultimi giorni della campagna elettorale” che Uliano aveva dato ricetto a persone che “puzzavano e puzzano ancora”. Di quanto avesse ragione, abbiamo oggi la più ampia riprova. Ecco perché, sicuri che Uliano non avrà mai la dignità di riscattarsi o di allontanarsi, noi faremo quanto in nostro potere per liberare la città, accantonando ogni divisione per far fronte uniti al “morbo che infuria”.