Campania Bianco IGT, Axel Munthe e Villa San Michele, Joaquin Dall’Isola, 2015
Ci troviamo a Montefalcione, nell’avellinese. È qui che ha sede la cantina di Raffaele Pagano, è qui che furono fondate nel 1999 le Aziende Agricole Joaquin.
Raffaele (primogenito e figlio d’arte poichè la famiglia è proprietaria di una storica cantina sul Vesuvio) decide di fondare la cantina in Irpinia per la sua radicata tradizione enologica e con la voglia di esaltarne le grandi potenzialità, avvalendosi del supporto degli enologi Sergio Romano e Maurizio De Simone.
Il nome della cantina, Joaquin, è un omaggio alla famiglia Borbone, che durante il Regno sulle Due Sicilie si impegnò a diffondere e a migliorare la viticoltura nel sud Italia: per loro era di assoluta importanza dare da mangiare prodotti eccellenti e da bere vini superlativi quando ricevevano visite dai parenti francesi!
La particolarità di questa cantina, tuttavia, non sta nelle uve ma bensì nella filosofia che il suo fondatore vuole trasmettere: vini mai uguali a se stessi che, bottiglia dopo bottiglia ed etichetta dopo etichetta, donino esperienze costantemente nuove.
Raffaele Pagano propone, quindi, vini unici nel suo genere e che non si ripetono, almeno che non ci sia un progetto preciso alla base, oppure l’annata giusta corrispondente a quel progetto.La sintesi di tutto ciò? Ogni annata un vino, ogni annata un progetto, ogni vino e ogni varietà diventano quindi un pretesto per interpretare le molteplici peculiarità del contesto pedo-climatico e portare nel calice la massima espressione possibile del vitigno senza contaminarla durante la vinificazione.
I vini prodotti dall’azienda sono quindi unici nel loro genere, nel senso che si tratta di vini progetto realizzati per singole annate e che non seguono un protocollo ben definito: un prodotto artigianale paragonabile ad un capo di sartoria cucito a mano, dove un filo non perfettamente allineato è indice di bellezza assoluta poichè lo rende unico e ed affascinante in quanto tale (cit. Raffaele Pagano).
Questa è la chiave del successo aziendale, unitamente al grande lavoro fatto di porta in porta, di contadino in contadino, alla ricerca delle migliori uve e della loro miglior espressione territoriale, nonché di piante centenarie scampate alla fillossera che diano al vino le caratteristiche peculiari del vitigno e non quelle dettate dalla selezione massale dei vivaisti.
La prima etichetta in assoluto è arrivata nel 2006, IViaggi (l’unico bianco da Aglianico di Taurasi): un nome che vuole indicare l’inizio di un percorso e dove la I attaccata alla V non’è un’errore ma un modo di rafforzaare il concetto di inizio.
Successivamente è partito il primo progetto di Fiano con il JQN 203 2007, a seguire il 110 OYSTER 2008 (da Greco di Tufo e Falanghina della zona di Montefusco nelle proporzioni del 95 e 5%), il Vino Della Stella (Fiano in purezza da uve di Montefalcione) insieme a Dall’Isola (da uve Falanghina, Greco e Biancolella prodotte sull’isola di Capri dalla Famiglia De Tommaso) ed il Taurasi Riserva della Società (da uve di Paternopoli) tutte nel 2009. Nel 2011 è arrivato Piante a Lapio (da uve Fiano di piante centenarie a piede franco prodotte a Lapio) ed infine nel 2014 l’Orange Wine 110 OSTRICA B.O. ed il secondo vino prodotto sull’Isola di Capri, Axel Munthe.Quest’oggi ho avuto la fortuna di degustare proprio una delle ultime etichette nate nella Cantina Joaquin: Axel Munthe 2015, la seconda annata commercializzata.
Il progetto è stato portato a termine da Raffaele Pagano, sprezzante per le side ed ormai noto per aver rilanciato la viticoltura sull’Isola Azzurra, insieme allo zampino di Angelo Di Costanzo (suo strenuo sostenitore) ed alla volontà del Console Svedese Staffan De Mistura di valorizzare ulteriormente la Villa San Michele dove dimora.
Il vino prende il nome di Axel Munthe, un medico svedese che s’innamorò così tanto delle rovine di un’antica cappella lassù ad Anacapri al punto di acquistarla e restaurarla, intitolarle la sua bibliografia nel 1929, per poi lasciarla in eredità allo stato svedese alla sua morte.
Nei meravigliosi giardini di Villa San Michele, più precisamente negli angusti terrazzamenti sostenuti da muretti di pietre a secco, vengono allevate in maniera tradizionale (col sistema puteolano dello Spalatrone) Biancolella, Falanghina e Greco.
Raffaele si prende cura del microscopico vigneto e ne trasforma le uve nella sua cantina (raccolte in tarda sera e trasportate sotto ghiaccio col primo aliscafo del mattino).
Dato il quantitativo veramente irrisorio, al punto di non essere sufficiente per l’impiego della pressa, le uve per scelta vengono vinificate in damigiane vetro (proprio come da tradizione dei contadini isolani). Come da filosofia Joaquin la fermentazione è ad opera dei lieviti indigeni, con macerazione pellicolare e decantazione statica a freddo. Subito dopo la fermentazione alcolica viene uniformata la massa e vengono tappate ed etichettate le sole 200 bottiglie prodotte, che restano in cantina per circa 3 mesi prima della commercializzazione.
Nel calice il vino si presenta con una luminosa veste dorata.
Al naso si percepiscono note di frutti e fiori gialli come albicocche e nespole, camomilla e fiori di ginestra, accompagnate da profumi marini/salmastri e di macchia mediterranea.
In bocca il vino è morbido ed avvolgente, supportato da una piacevole freschezza e sapidità, con una lunga chiusura che indugia sugli aromi fruttati ed erbacei.
Andrebbe servito ad una temperatura di 8/10°C in un calice di media grandezza ed apertura.
Personalmente ne consiglierei l’abbinamento al Pesce Azzurro con Patate, Limone, Camomilla e Peperocino Crusco dello Chef Giuseppe Guida.
Rubrica a cura di: Antonio Indovino, Sommelier dello Yacht Club di Marina di Stabia, Responsabile del GDS AIS Penisola Sorrentina